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Francesco Cusa - Official Website - Recensione di The Lenox Brothers: Township Nocturne per All About Jazz

Recensione di The Lenox Brothers: Township Nocturne per All About Jazz - il:2022-04-18

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The Lenox Brothers: Township Nocturne
Neri Pollastri By Neri Pollastri
April 18, 2022
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The Lenox Brothers: Township Nocturne
Riproduci Gianni Mimmo
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Realizzato da tre suoi storici compagni di viaggio—non a caso denominatisi The Lenox Brothers—un anno e un giorno dopo la sua prematura scomparsa e nello studio Wave Ahead, che era un po' la sua seconda casa, Township Nocturne è un commosso lavoro alla memoria di Gianni Lenoci.

Gianni Mimmo, che con il pianista formava il duo di "zii" al quale dobbiamo tante splendide improvvisazioni, Francesco Cusa, che con l'artista di Monopoli formava un'altra splendida coppia, e Pierpaolo Martino, che spesso si aggiungeva al batterista per dar vita a un brillante trio, si sono perfino ispirati a una delle tante passioni di Lenoci—le sue amate serie TV anni Sessanta-Settanta, in particolare quelle poliziesche come "Colombo"—per sviluppare la colonna sonora di un viaggio immaginario, nella memoria di tante conversazioni, viaggi e musica fatti insieme a lui.

Ne scaturiscono nove brani, improvvisati ma dotati di una personalità comune, tutti molto intensi dinamicamente e al tempo stesso dai suoni limpidi, caratterizzati dalle lunghe e sempre diverse linee disegnate dal superbo soprano di Mimmo, ma nelle quali sono estremamente marcati ora gli elementi ritmici—si ascoltino per esempio "Stranded Stomp" o "The Mesmerizing Speech" per cogliere il lavoro di Cusa in questa direzione—ora la potente pulsazione del contrabbasso—massimamente esemplare, da questo punto di vista, la title track, nella quale Mimmo interviene poi anche vocalmente, ma Martino giuoca un ruolo importante anche in "South Bay Drive/Bay Lanes," mentre nel successivo "Insistent/Persistent" opera con archetto e corde per produrre sonorità tanto sporche, quanto efficaci.

C'è un sorprendente ordine in questo disco di musica improvvisata, a dispetto del suo non ripetere mai una frase; un ordine che si coglie all'interno di una complessità che include anche momenti caotici e stridenti—in "The Ride" il soprano si produce a lungo in armonici e sovracuti, con effetti però sempre di drammatizzazione e mai di confusione—; un ordine del quale viene spontaneo ringraziare il quarto "fratello," presente-assente in un angolo dello studio per tutta la durata della performance, vicino-lontano al suo silente pianoforte, da dove altrettanto silenziosamente lo ha saputo imprimere agli antichi compagni, da par suo, come faceva quand'era in vita.


Grazie ancora, Gianni Lenoci, per quanto ci hai lasciato e anche per quello che il tuo spirito continua e continuerà a lungo a regalarci.