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Francesco Cusa - Official Website - INTERVISTA a Francesco Cusa per il romanzo "Vic" a cura di “Cavaliere News”

INTERVISTA a Francesco Cusa per il romanzo "Vic" a cura di “Cavaliere News” - il:2021-12-21

https://cavalierenews.it/cultura/15993/surreale,-perverso,-ambiguo-vic,-il-nuovo-romanzo-di-francesco-cusa-l-intervista.html?fbclid=IwAR0XaV6VRLszN74oPRibzVDPDI_enDO158ndBMgdHCgEHSHCxD5t9dAmkpI

- SURREALE, PERVERSO, AMBIGUO-| VIC, IL NUOVO ROMANZO DI FRANCESCO CUSA: L'INTERVISTA
Dicembre 20, 2021Scritto da Barbara ScardilliPubblicato in CULTURA0 commenti


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Copertina Libro
Copertina Libro
Redazione- In libreria e negli store online “VIC” il nuovo romanzo del batterista, compositore, scrittore catanese Francesco Cusa, pubblicato da Algra Editore.

Ha collaborato con artisti provenienti da varie parti d’Italia e il suo percorso artistico lo porterà a suonare, negli anni, in Europa, America, Asia e Africa. Da sempre interessato all’interdisciplinarità artistica, è anche scrittore di racconti, romanzi e poesie e ha pubblicato diversi articoli di musicologia e di critica cinematografica presso molte riviste specializzate.

Ecco cosa ci ha raccontato:<<

Chi è Francesco Cusa oltre la scrittura?

Dopo il diploma chiesi in regalo una batteria per puro sfizio. Ero in realtà interessato alla scrittura, in quei lontanissimi anni, ma la batteria cominciò ad affascinarmi e a prevalere sulle altre mie aspirazioni. Come musicista, una svolta è stata la mia decisione di trasferirmi da Catania a Bologna alla fine degli anni Ottanta, nella Bologna ancora pregna dell’humus della ricerca e intrisa di fermento. Erano gli anni della “Pantera”, delle lezioni al DAMS con Eco, Nanni, Celati, Clementi, Donatoni, gli anni della nascita di importanti collettivi artistici come quello di “Bassesfere”, di cui sono uno dei fondatori. È parte di un percorso che si dipana fra studi di batteria, concerti con Steve Lacy, Tim Berne, Kenny Wheeler, i tour per ogni dove, la creazione dei miei progetti da leader come “66sixs”, “Skrunch”, “The Assassins”, “Naked Musicians”, fondazione di una label e di un collettivo come Improvvisatore Involontario, l’insegnamento in conservatorio… Bassesfere ha rappresentato simbolicamente il senso del collettivo artistico, ancora prassi e laboratorio in quei fervidi anni. Poi, pian piano, le mie velleità di scrittore e critico sono tornate e adesso convivono amorevolmente col mio essere musicista.

Ci parli del tuo ultimo romanzo “VIC”? Qual è l’idea che ti ha portato a scrivere questa storia?

Vic è un ragazzo-uomo maturo-anziano che vive la sua schizofrenica vita di scrittore in un luogo immaginario del Sud dell’Italia: Cotrone. È un personaggio che rappresenta il trauma irriducibile, il caso clinico principe oggetto delle ricerche dei freudiani. Fortunatamente lui se ne sbatte di tali indagini, giacché egli rappresenta il cortocircuito di ogni narrazione clinica volta all’individuazione del caso topico, del “problema” su cui orchestrare la riuscita di un progetto teorico. In questo senso Vic nasce per ridonare all’Occidente l’aura mitica della legge di natura, ciò che prevale rispetto alla legge morale; in buona sostanza per restituire l’uomo alla sua sacralità. Forse è giunto per consentirmi di esplorare alcuni aspetti oscuri della mia coscienza.

Da quale idea nasce la copertina del tuo nuovo romanzo?

È un disegno di Pier Marco Turchetti, uno straordinario intellettuale e un fantastico artista. Lui racchiude la Sapienza come la si può intendere oggi, nell’era della parcellizzazione dei saperi. Siamo molto amici, e spesso lui è il supervisore delle mie opere in fase di stesura. Cosicché mi ha sottoposto dei suoi disegni e, immediatamente, ho trovato questa tavola perfetta per il romanzo. Il perché di tale aderenza è compito che riservo al lettore di constatare.

Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “VIC”, quali useresti?
Surreale, perverso, ambiguo.

Per Algra Editore hai pubblicato “Stimmate” (2018) e “Il surrealismo della pianta grassa” (2019). Ci presenti brevemente questi libri.

“Stimmate”è una raccolta poetica, la mia seconda della quattro finora edite. Si tratta di un lavoro concettuale molto certosino, suddiviso in ben tre sezioni: Stimmate, Rime Sbavate e Rizoma che, come ha ben scritto il critico Patrizio De Santis, comprendono il tema del radicamento: “La radice è il punto focale di tutta la struttura di questa opera poetica, e si tratta in verità di un rizoma lirico invisibile, poiché nella concezione spirituale e essenziale dell’Essere come parte della Radice regna l’invisibile, che è al di là del reale. Sono odi e canti profondamente visionari, pervasi di un aspetto mistico, come ci suggerisce l’eponimo titolo che svetta sulla copertina del libro, dove si intravede una mano metallica e virtuale attraversata da un foro che sta ad indicare la passione del Cristo. Lettura veloce, non complessa ma cantabile e musicale”.

“Il Surrealismo della Pianta Grassa” è una sorta di pamphlet, di zibaldone che riassume tutti i generi letterari in cui mi sono cimentato: la poesia, il racconto, il piccolo saggio, l’aforisma… una sorta di diario romanzesco e picaresco delle mie avventure nel mondo. Altamente consigliato.

Stai già scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?

Ho appunto quasi terminato la mia quinta raccolta poetica “Il Giusto Premio”, un nuovo romanzo - “2056” - di natura distopica e fantascientifica, una raccolta di sonetti dal titolo “Rime Sboccate”, un altro saggio dal titolo “L’Orlo Sbavato della Perfezione”.>>.