Francesca Calì recensisce “Il surrealismo della pianta grassa” di FRANCESCO CUSA, edito da Algra Editore - il:2020-10-26
LE NOSTRE LETTURE
“Il surrealismo della pianta grassa” di FRANCESCO CUSA, edito da Algra Editore
Potrei sembrare strana ma, di solito, mi piace leggere la prefazione di un libro solo dopo averlo letto. Questo perché non voglio farmi influenzare nel giudizio (che resta comunque il giudizio umile di chi legge e scrive solo per passione). Con questo libro, però, mi sono dovuta fermare un attimo e, dopo aver esclamato “questo è folle”, sono andata a pagina 7 dove trovo la prefazione di Valerio Corzani che esordisce scrivendo: “Non è un esercizio semplice quello di introdurre un libro di Francesco Cusa. In particolare questo”. E poi a pagina 11, Pier Marco Turchetti, altra prefazione, sentenzia: Cusa, Proust con il telecomando in mano.
Allora capisco che non avevo sbagliato. Cusa è un artista poliedrico che con questo libro vi introduce nel suo folle mondo fatto di grande attenzione per i piccoli dettagli della vita. Vi farà osservare episodi di vita quotidiana con altri occhi, quelli di un grande osservatore.
Il surrealismo della pianta grassa è una dissertazione sulla vita, oserei dire un saggio di filosofia in chiave moderna.
Ben 94 tra monologhi, pensieri e aforismi scritti con un inizio ed una fine racchiusi in massimo 2 pagine. Cusa ci porta nell’attesa di uno studio medico, in un bar dove un barista accigliato gli serve un cappuccino-brodaglia senza schiuma, sul palco di Sanremo nella serata dedicata ad Allevi, e poi di nuovo in giro per le officine meccaniche catanesi alla ricerca di un povero Cristo che sappia riparare il cavalletto del suo vecchio scooter. Turchetti parla di zapping, ed è proprio così! Cusa invetta da un argomento ad un altro con la stessa velocità con cui cambi canale alla TV. Mentre leggevo, però, ho immaginato che tra un canale e l’altro ci fosse un drumming di attesa suonato dallo stesso Cusa. Così dovete leggerlo, immaginando il crescendo di una percussione.
E poi, capitoli interi dedicati ai giochi parole e agli anagrammi che ci offre la lingua italiana, con sarcasmo e grande ilarità. Cusa non è certo uno che le manda a dire. Scrive quello che pensa e pensa quello che... boh!
Entrare nell’universo “Cusano” non è facile, come dice Giuseppe Carbone nella postfazione, ma io aggiungo che una volta che ci sei dentro non vuoi più uscirne. Consiglio di non posare nella vostra libreria questo libro, una volta finito di leggere, ma di lasciarlo lì sul vostro comodino, come un oracolo: prima di andare a dormire ponetevi una domanda ed aprite il libro in una pagina a caso, lì troverete la risposta!
Con “Il surrealismo della pianta grassa”, Cusa si esibisce nella sua migliore performance.
PS. Volete sapere perché questo titolo?
E perché devo dirvelo io? Andatevelo a cercare su YouTube in una delle tante interviste fatte a Cusa.
Scusate mi sono fatta contagiare dal pensiero Cusano
Francesca Calì
“Il surrealismo della pianta grassa” di FRANCESCO CUSA, edito da Algra Editore
Potrei sembrare strana ma, di solito, mi piace leggere la prefazione di un libro solo dopo averlo letto. Questo perché non voglio farmi influenzare nel giudizio (che resta comunque il giudizio umile di chi legge e scrive solo per passione). Con questo libro, però, mi sono dovuta fermare un attimo e, dopo aver esclamato “questo è folle”, sono andata a pagina 7 dove trovo la prefazione di Valerio Corzani che esordisce scrivendo: “Non è un esercizio semplice quello di introdurre un libro di Francesco Cusa. In particolare questo”. E poi a pagina 11, Pier Marco Turchetti, altra prefazione, sentenzia: Cusa, Proust con il telecomando in mano.
Allora capisco che non avevo sbagliato. Cusa è un artista poliedrico che con questo libro vi introduce nel suo folle mondo fatto di grande attenzione per i piccoli dettagli della vita. Vi farà osservare episodi di vita quotidiana con altri occhi, quelli di un grande osservatore.
Il surrealismo della pianta grassa è una dissertazione sulla vita, oserei dire un saggio di filosofia in chiave moderna.
Ben 94 tra monologhi, pensieri e aforismi scritti con un inizio ed una fine racchiusi in massimo 2 pagine. Cusa ci porta nell’attesa di uno studio medico, in un bar dove un barista accigliato gli serve un cappuccino-brodaglia senza schiuma, sul palco di Sanremo nella serata dedicata ad Allevi, e poi di nuovo in giro per le officine meccaniche catanesi alla ricerca di un povero Cristo che sappia riparare il cavalletto del suo vecchio scooter. Turchetti parla di zapping, ed è proprio così! Cusa invetta da un argomento ad un altro con la stessa velocità con cui cambi canale alla TV. Mentre leggevo, però, ho immaginato che tra un canale e l’altro ci fosse un drumming di attesa suonato dallo stesso Cusa. Così dovete leggerlo, immaginando il crescendo di una percussione.
E poi, capitoli interi dedicati ai giochi parole e agli anagrammi che ci offre la lingua italiana, con sarcasmo e grande ilarità. Cusa non è certo uno che le manda a dire. Scrive quello che pensa e pensa quello che... boh!
Entrare nell’universo “Cusano” non è facile, come dice Giuseppe Carbone nella postfazione, ma io aggiungo che una volta che ci sei dentro non vuoi più uscirne. Consiglio di non posare nella vostra libreria questo libro, una volta finito di leggere, ma di lasciarlo lì sul vostro comodino, come un oracolo: prima di andare a dormire ponetevi una domanda ed aprite il libro in una pagina a caso, lì troverete la risposta!
Con “Il surrealismo della pianta grassa”, Cusa si esibisce nella sua migliore performance.
PS. Volete sapere perché questo titolo?
E perché devo dirvelo io? Andatevelo a cercare su YouTube in una delle tante interviste fatte a Cusa.
Scusate mi sono fatta contagiare dal pensiero Cusano
Francesca Calì
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