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Francesco Cusa - Official Website - Recensione di Giada Alù de "Il Surrealismo della Pianta Grassa".

Recensione di Giada Alù de "Il Surrealismo della Pianta Grassa". - il:2020-01-05

L’ultimo libro di Francesco Cusa
“Il surrealismo della pianta grassa”
Algra editore
Me lo porto dietro nei giorni di festa.
Il rosso della copertina è ben augurante e mi piace tenerlo nella mia capiente borsa nera. Nelle tenebre della mia borsa insieme alla pochette coi trucchi, monete sparse,portafogli blu, penne, fazzoletti e chiavi, il libro di Cusa diventa luce, illuminazione perenne, e pesa. Sembra come una palla dell’albero di Natale, quella più grossa più tonda più pesante che andrebbe messa in basso e invece te la trovi sempre in alto.
Ed ecco che in questi giorni, ho sempre trovato prima il libro nella mia borsa e solo dopo, ciò che cercavo nell’urgenza.
Urgenza di far che? Ed allora mi fermo, lo prendo in mano, pesa, è un malloppo, ha il peso di un vangelo!
so che devo trovare il momento giusto per cominciarlo e lo porto con me perché quel momento potrebbe arrivare all’improvviso, per esempio davanti i faraglioni di Acitrezza dove l’autore va solitamente a studiare e a lasciarsi ispirare. Ed invece lo comincio a casa, seduta sulla panca all’ingresso, poco prima di controllare di aver preso tutto ciò che mi serve dalla borsa. Comincio a leggerlo, Non dall’inizio. Non leggo la prefazione che per me risulta sempre uno spoiler e un’influenza da cui poi difficilmente potrei liberarmi. E così procedo. I titoli dei racconti rimandano a situazioni quotidiane che ognuno di noi vive.
Comincio da ... “la granita platonica a Catania”.
Il 31 Dicembre 2019.
Leggo il racconto almeno due, tre volte in loop e lo ripropongo a chiunque mi capiti a tiro nelle ore prima della mezzanotte.
Qualcuno ride di gusto, qualcuno sorride, molti rimangono sorpresi e le loro pupille diventano punti interrogativi davanti a me, donna dall’abito nero con un generoso décolleté, che tento di coprire con la sciarpa rossa che fa pendant col libro che tengo tra le mani, cercando di non perdere il segno.
Cusa scrive, senza catene.
È un pensiero libero, ed è la cosa che mi piace di più di lui, come amico e come scrittore.
Il suo pensiero odora di Libertà.
Ed oggi è difficile essere liberi, nei pensieri e nei fatti. Lui lo è, per quello che ci è dato leggere.
Libero e con sguardo critico e profondo verso tutti e tutto ci omaggia delle sue riflessioni che possono facilmente diventare nostre.
Di ciascuno.
Di chiunque voglia vivere veramente il suo tempo e la realtà che lo circonda, esercitando tutti i sensi di cui è dotato.
È un libro immanente!
Ed è anche un libro fotografico. In ogni rigo io ci vedo una immagine. E dunque per me ogni capitolo è un portfolio fotografico a colori, ben organizzato e ritmato.
Uno/due/tre righe e punto. E poi di nuovo. E poi altre immagini ed il lettore si sente al bar nello stesso momento in cui legge. Oppure per strada a passeggio col cane, oppure in spiaggia a parlar con le amiche o a far traballar “la panza”, oppure ancora al pub seduto al bancone.
È un libro ricco di immagini, di situazioni, di odori e rumori spesso molesti.
Sono pagine dense che fanno Vivere.
Sono riflessioni che ti invitano a leggere la tua stessa vita in un nuovo modo abbandonando la dicotomia tra buoni e cattivi ma riconoscendo l’uomo come un sistema così complesso e ricco e dunque non riesci a catalogarti più da nessuna parte, è un libro che rompe gli schemi della gente comune. Ma non è la prima volta che Cusa, con i libri, ci invita a far ciò.
Cusa scrive e conclude con un punto necessario solo a concludere la scrittura,appunto, ma in realtà è una virgola, che lascia aperta la mente del lettore e lo spinge ad altre infinite riflessioni.
Questo libro per me, è un portfolio infinito di immagini. Umanamente è come avere il mio amico Cusa a portata di mano! Sempre accanto, in una quotidianità ricca di social ma vuota di presenze.