I DIECI ANNI DI “ALTAI”: LA MIA ESPERIENZA NELLA REALIZZAZIONE DEL CD ISPIRATO AL ROMANZO DI WU MING. - il:2019-12-07
Esce per "Cultura Commestibile" un mio scritto sui dieci anni del libro di Wu Ming: "Altai". Qui racconto la nostra esperienza del cd ispirato al libro che realizzammo con Gaia Mattiuzzi Xabier Iriondo Unofficial e uscito per Improvvisatore Involontario.
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I DIECI ANNI DI “ALTAI”: LA MIA ESPERIENZA NELLA REALIZZAZIONE DEL CD ISPIRATO AL ROMANZO DI WU MING.
Fu al contempo semplice ma non facile cimentarmi nell’elaborazione di questo cd realizzato con “Skinshout” - il duo che vedeva Gaia Mattiuzzi alla voce e il sottoscritto alla batteria -, e la partecipazione di Xabier Iriondo con il suo ampio e variegato strumentario. Avevo letto, come sempre, il romanzo, giacché allora la collaborazione con Wu Ming1 (che continua ancora) era molto fervida e si nutriva di performance, prefazioni ai cd e molto altro ancora, e avevo ricavato dalla lettura una sensazione di musicalità molto pregnante, peculiare rispetto al carattere dei romanzi precedenti. Così si era fatta pian piano sempre più pressante l’idea di concepire un lavoro discografico a partire da alcuni frammenti del romanzo che a me sembravano particolarmente evocativi e simbolici di tutta l’opera. Pensavo che la voce di Gaia Mattiuzzi, in grado di muoversi grandi estensioni e varietà di spettri timbrici, e la capacità di Xabier Iriondo di generare microcosmi sonori - oltre, naturalmente, al mio apporto percussivo - avrebbero potuto fornire il giusto mix alla realizzazione di questo cd. Nelle note dell’epoca scrivevo: “ricordo bene il mio approccio alla stesura progettuale di questo lavoro; avevo scelto dei frammenti del romanzo per creare delle evocazioni e suggestioni all’improvvisazione che sarebbero state condizionate dal canovaccio del testo scelto”. Di quel libro mi colpì innanzitutto la fascetta rossa che “presentava” il volume: “ è una boiata, proprio come ‘Q’ - 500.000 copie vendute”; la trovavo intrigante perché faceva da eco alle provocatorie produzioni nostre col collettivo-label Improvvisatore Involontario. Da sempre l’approccio dei Wu Ming alla rilettura storiografica, molto affine a quello della scuola di “Les Annales”, mi aveva appassionato, così come, nello specifico, l’ambientazione del romanzo, e soprattutto la battaglia di Famagosta con la tragica fine del veneziano Marcantonio Bragadin.
Con “Altai” i Wu Ming tornavano sulla “scena del crimine” (per usare le loro stesse parole), per quello che giocoforza doveva diventare un riferimento al mondo di “Q” - raffronto probabilmente vissuto nelle aspettative dei lettori e poco caldeggiato dagli scrittori stessi -, e così ho deciso di intervenire con la riscrittura sonora di alcune parti salienti del libro, in qualche modo per celebrare questo “ritorno” a certe ambientazioni storiche a me care.
È stata una ricerca volta a isolare le parti testuali più caotiche con l’intento di restituire i profumi dei mercati, delle spezie di Salonicco, il clangore delle armi nella battaglia, lo spirito introspettivo di certi dialoghi interiori, l’angoscia della fuga, e tutt’assieme le suggestioni che potevano essere evocate da un simile approccio al testo. In questo senso il lavoro prezioso di Gaia Mattiuzzi e Xabier Iriondo (con il suo “Mahai Metak”, “subdolo bouzouki dell’inferno”, come ebbe a definirlo lo stesso Wu Ming1) ci ha consentito di viaggiare con la mente e con il corpo durante tutta la seduta di registrazione: dalle nebbie padane alle calli veneziane, verso oriente, il meticciato, la Babele delle lingue, la polvere da sparo e il fracasso dei mortai, la carne e il sangue dell’assedio di Famagosta.
A ripensarci bene, sono trascorsi dieci anni, e il mio mondo, il nostro mondo di allora, forse mi appare più distante degli echi di vita del protagonista del romanzo, Manuel Cardoso. Il mutare esponenziale delle antropologie delle “società schiumizzate” (per dirla con Sloterdijk), rende sfasato il passato prossimo rispetto a quello remoto, e restituisce alla mia memoria un gioco di sovrapposizioni e flashback che collocano questo cd come oggetto in perenne metamorfosi, al contempo prossimo e distante. Le vicende di Cardoso paiono così fondersi con le note di questo “Altai”, che ascolto adesso, come fosse la prima volta.
Francesco Cusa
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I DIECI ANNI DI “ALTAI”: LA MIA ESPERIENZA NELLA REALIZZAZIONE DEL CD ISPIRATO AL ROMANZO DI WU MING.
Fu al contempo semplice ma non facile cimentarmi nell’elaborazione di questo cd realizzato con “Skinshout” - il duo che vedeva Gaia Mattiuzzi alla voce e il sottoscritto alla batteria -, e la partecipazione di Xabier Iriondo con il suo ampio e variegato strumentario. Avevo letto, come sempre, il romanzo, giacché allora la collaborazione con Wu Ming1 (che continua ancora) era molto fervida e si nutriva di performance, prefazioni ai cd e molto altro ancora, e avevo ricavato dalla lettura una sensazione di musicalità molto pregnante, peculiare rispetto al carattere dei romanzi precedenti. Così si era fatta pian piano sempre più pressante l’idea di concepire un lavoro discografico a partire da alcuni frammenti del romanzo che a me sembravano particolarmente evocativi e simbolici di tutta l’opera. Pensavo che la voce di Gaia Mattiuzzi, in grado di muoversi grandi estensioni e varietà di spettri timbrici, e la capacità di Xabier Iriondo di generare microcosmi sonori - oltre, naturalmente, al mio apporto percussivo - avrebbero potuto fornire il giusto mix alla realizzazione di questo cd. Nelle note dell’epoca scrivevo: “ricordo bene il mio approccio alla stesura progettuale di questo lavoro; avevo scelto dei frammenti del romanzo per creare delle evocazioni e suggestioni all’improvvisazione che sarebbero state condizionate dal canovaccio del testo scelto”. Di quel libro mi colpì innanzitutto la fascetta rossa che “presentava” il volume: “ è una boiata, proprio come ‘Q’ - 500.000 copie vendute”; la trovavo intrigante perché faceva da eco alle provocatorie produzioni nostre col collettivo-label Improvvisatore Involontario. Da sempre l’approccio dei Wu Ming alla rilettura storiografica, molto affine a quello della scuola di “Les Annales”, mi aveva appassionato, così come, nello specifico, l’ambientazione del romanzo, e soprattutto la battaglia di Famagosta con la tragica fine del veneziano Marcantonio Bragadin.
Con “Altai” i Wu Ming tornavano sulla “scena del crimine” (per usare le loro stesse parole), per quello che giocoforza doveva diventare un riferimento al mondo di “Q” - raffronto probabilmente vissuto nelle aspettative dei lettori e poco caldeggiato dagli scrittori stessi -, e così ho deciso di intervenire con la riscrittura sonora di alcune parti salienti del libro, in qualche modo per celebrare questo “ritorno” a certe ambientazioni storiche a me care.
È stata una ricerca volta a isolare le parti testuali più caotiche con l’intento di restituire i profumi dei mercati, delle spezie di Salonicco, il clangore delle armi nella battaglia, lo spirito introspettivo di certi dialoghi interiori, l’angoscia della fuga, e tutt’assieme le suggestioni che potevano essere evocate da un simile approccio al testo. In questo senso il lavoro prezioso di Gaia Mattiuzzi e Xabier Iriondo (con il suo “Mahai Metak”, “subdolo bouzouki dell’inferno”, come ebbe a definirlo lo stesso Wu Ming1) ci ha consentito di viaggiare con la mente e con il corpo durante tutta la seduta di registrazione: dalle nebbie padane alle calli veneziane, verso oriente, il meticciato, la Babele delle lingue, la polvere da sparo e il fracasso dei mortai, la carne e il sangue dell’assedio di Famagosta.
A ripensarci bene, sono trascorsi dieci anni, e il mio mondo, il nostro mondo di allora, forse mi appare più distante degli echi di vita del protagonista del romanzo, Manuel Cardoso. Il mutare esponenziale delle antropologie delle “società schiumizzate” (per dirla con Sloterdijk), rende sfasato il passato prossimo rispetto a quello remoto, e restituisce alla mia memoria un gioco di sovrapposizioni e flashback che collocano questo cd come oggetto in perenne metamorfosi, al contempo prossimo e distante. Le vicende di Cardoso paiono così fondersi con le note di questo “Altai”, che ascolto adesso, come fosse la prima volta.
Francesco Cusa
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