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Francesco Cusa - Official Website - "Una vita sola non basta: jazz, follia, cinema e libri di Francesco Cusa" di Federico Fini

"Una vita sola non basta: jazz, follia, cinema e libri di Francesco Cusa" di Federico Fini - il:2019-04-14

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Una vita sola non basta: jazz, follia, cinema e libri di Francesco Cusa
Batterista (ha suonato con i più grandi, da Paolo Fresu, a Andy Sheppard, Kenny Wheeler e molti altri), poeta, scrittore, ma non solo...

In questo blog cerco spesso il punto di congiunzione tra jazz, vita e letteratura. Terminato il romanzo Chiedi a Coltrane (a proposito, dovrebbe essere disponibile in libreria sugli store online tra un paio di settimane). ho scritto a Francesco Cusa e l'ho avvertito che era stato citato all'interno del libro. Inviatogli il pdf, mi ha risposto, chiedendomi quale fosse il passaggio a cui mi riferivo.
L'inciso nel romanzo era il seguente: ".. Francesco Cusa & The Assassins iniziarono a suonare il loro jazz duro. Le battute si interrompevano di continuo. Un susseguirsi di attimi violenti, disordinati, involontari e poi la melodia, per vera che possa essere..." , perché il jazz è l'arte più simile alla vita e quella sera, nell'unica volta che Francesco ha suonato al Pinocchio Jazz Club di Firenze, avevo riconosciuto la somiglianza. Gli ho precisato soltanto che la frase "la melodia per vera che possa essere" era riferito al fatto che il jazz, quello autentico, allude all'armonia, ma non la suona mai per davvero, così come la verità che non può essere raccontata perché quando la narri svanisce. "Il tuo jazz.." ho concluso ".. è rimando, smembramento e ricostruzione, allusione, così come occorre." Credo che la definizione gli sia andata bene..
Francesco Cusa ha suonato con i migliori nella scena italiana (Paolo Fresu, Gianni Gebbia..), estera (Andy Sheppard, Kenny Wheeler, Don Byron...) e figura a pieno titolo tra i personaggi più interessanti che mettono insieme narrazione e musica. Critico cinematografico, poeta, scrittore, jazzista. Troppa roba? Il filo conduttore è, in realtà, unico e si sviluppa a partire dalla sua inquietudine , indipendenza e conseguente libertà. Prendo come riferimento due suoi lavori: il progetto musicale Black Poker sviluppato insieme ai suoi Assassins (Giulio Stermieri hammond, piano, Flavio Zanuttini trumpet, electronics, Giovanni Benvenuti tenor sax) e il Florence Art Quartet ( Daniele Iannaccone violin, Lorenzo Borneo violin, Agostino Mattioni viola, Cristiano Sacchi cello, Duccio Bertini keyboards ) e la raccolta di racconti Novelle Crudeli pubblicata per Eris Edizioni.
Il progetto Black Poker mette insieme il senso stesso del jazz che di per sé è esplorazione, non ha confini. Grazie al Florence Art Quartet e alle composizioni di Duccio Bertini il viaggio procede dal perimetro rarefatto della musica classica (Interludio, Elegia), fino all'anima più divertente e libera di Cusa & Assassins in Dr. Akagi The Queen, Diamonds-Quadri o alla splendida Spades-Picche in cui avviene la vera e propria fusione tra assassini e quartetto. Ma come nella letteratura occorre far propri i classici per poi ucciderli, così nel brano The Act of Killing Music (the King) il cerchio si chiude, partendo dagli archi, contaminandoli, giocando con stridori, dissonanze, provando a strozzare la melodia (ma anche un rantolo se ben impiegato è musica). Davvero un progetto interessante e meritevole di attento ascolto.

Poi succede che Francesco Cusa se ne vada per i fatti suoi, senza band al seguito, e suoni le parole. Lo fa utilizzando la poesia, inserendola nella stessa narrazione. Da qui nascono le Novelle Crudeli.

Leggendolo mentre aspetto che mi lavino la macchina (era dannatamente sporca) mi sembra di essere immerso nel futuro, sia per la sensazione di solitudine che associo più o meno inconsciamente all'evoluzione digitale, sia per il precipitare delle parole (sempre profondamente curate) che descrivono con velocità pazzesche, a volte con l'aiuto degli stessi a capo per isolare i concetti, sentimenti e decadimenti dell'essere umano. Confondendo reale e narrato, percepisco lo stesso addetto al lavaggio quale funzionario di stazioni intergalattiche, tendenzialmente ostile, Francesco Cusa quando scrive non sembra aver fiducia nella massa, neanche nell'essere umano e, probabilmente, neppure in sé stesso. Alla fine l'unica faccenda nobile a questo mondo e in qualsiasi altro è abbandonarsi e stare ad osservare ciò che avviene, tanto più la fine. Farsi frullare dagli spazzoloni del lavaggio e uscirne scheletro lucente.
Altro straniamento: mentre mi giunge sul collo il pulviscolo umido, residui dell'incessante opera del lavaggio auto, mi pare di essere ripiombato dentro Canti del Caos di Antonio Moresco, da cui mi sono staccato proprio per far posto ai Racconti di Cusa. Moresco è un maestro del nitido caos, mentre Cusa preferisce lo scarto improvviso, l'aggroviglio, la sedimentazione, eppure la matrice è paragonabile. Basta così, macchina pulita e profumata.
Aggiungo che Novelle Crudeli è stato illustrato da Daniele La Placa, che lo ha immerso nel sogno, il che istintivamente mi ha consentito di accostarlo ad una graphic novel pur non essendolo e non tanto per le illustrazioni, quanto per lo stile e la solitudine dei personaggi. Eroi alla rovescia, pronti a uccidere e a farsi uccidere, perché alla fine la loro stessa morte è l'unica purificazione possibile. L'ironia amara balena pure lei costantemente in mezzo allo sfacelo, a scariche elettriche nel panorama plumbeo, a colpi di pistola. Da leggere, scegliendo tra le circa 300 pagine i racconti preferiti (per me Virgen 45).
Come legare, quindi, Racconti crudeli a Black Poker? Libertà, indipendenza e inquietudine sostanziano entrambi i percorsi, sebbene in dosaggi diversi. Quando Francesco Cusa resta solo di fronte al pc, adopera una band di fantasmi, diventa personaggio tra i personaggi. Il jazz, invece, lo restituisce a sole e alla pioggia, agli altri musicisti che suonano con lui, gli consente di tendere la mano all'universo. Cupo, onirico, struggente quando scrive, libero sperimentatore, assemblatore di suoni e altre sensibilità quando usa le bacchette. Ma in entrambi i casi consapevole che solo alludendo, si evita il grossolano errore di provare a svelare il mistero che alla base delle nostre stesse vite.
Buon ascolto e buona lettura.
Se ti è piaciuto il post ti consiglio di leggerti anche La Spagna contemporanea da leggere.
Se sei curioso del mio romanzo Chiedi a Coltrane che a breve sarà disponibile in libreria e negli store online, intanto guarda questo breve book trailer.
Se vuoi ascoltare la colonna sonora di Chiedi a Coltrane (il meglio del jazz contemporaneo, compreso un brano di Francesco Cusa & Assassins) ascolta la playlist Chiedi a Coltrane