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Francesco Cusa - Official Website - OSSERVAZIONI SUL REALE

OSSERVAZIONI SUL REALE

2013-05-11

OSSERVAZIONI SUL REALE.

- Catania. Ore 4,30 del mattino. Al ritorno da Palermo tappa obbligata al "Bar Etoile" per arancino notturno e sano. Ed è qui che va in scena "La Bellezza". Un'Orda ancheggia all'interno del bar. Musica house e techno. Mi destreggio tra i corpi di ragazzi e ragazze e guadagno a fatica la cassa. Il cassiere non parla, non può parlare. Al suo fianco il dj pampotta nell'aderenza del subwoofer: cassiere e dj hanno il capello pettinato monodirezionale. Comprendo che occorre articolare una sorta di spelling muto e labiale. Dico: "arancino" con peculiare cura alla "r" e alla "c". E' solo un primo passo. Conquistato lo scontrino occorre adesso muovere in direzione rosticceria e non verso reparto "colazioni". Cavalco questa carnezzeria danzante, vengo trasportato dai corpi in direzione opposta all'agognata tavola calda per poi rientrare inspiegabilmente in "gioco" grazie a un fiume carsico che proietta la mia faccia a stamparsi sulle vetrate in plastica. La musica è ovunque. Il volume degno di un sabba. Tutti ballano. Io ballo da solo. Nel senso che: "o ballo o ballo". Qualcuno prova a urlare "nomi di robe da mangiare". I due baristi non possono udire. Anche qui: "arte della parola muta". Tocca a me. "a-r-a-n-c.-i-n-o-r-a-g-ù". Vengo spruzzato fuori da questo blob, velocissimamente (occorrerebbe capire perchè è così difficile entrare e così facile uscire). Mangio. E mi dico "ma cazzo che ficata!". Il mattino ha l'horror in bocca. (maggio 2013)

- Uno scende sotto casa. Va al mare a leggere mezz'ora perché, per scelta (costosa di vita) e per fortuna, esiste della Bellezza (ancora) nei Faraglioni e in Acitrezza. Appare un chioschetto. Ieri non c'era. Si è materializzato nella notte. Adesso aggregati di Trolls hanno campo e occupano tratti di Demanio. Ecco. Demanio occupato dal Demonio. Demanio Pubblico-Demonio Pubico. Il Male esiste nel Concreto. Un servo di Arimane ruota la manopola del volume e "pampotta" dalle Casse Tonanti del Chioschetto-Porta-degli-Inferi, una qual sorta di musica house. L'Orda danza e questo è un Sabba. Dal basso, sulla spianata lavica, ancheggia supina una distesa di culi perfetti. È caldo. È già torrida estate di fiamme infernali. Una qualche remota parte di me trova ancora animo di reagire. Ma non fuggo. No che non fuggo. Anzi. Vedo quell'un che ero divenire "me". Mi posiziono al centro del Chioschetto-Tornado, e con un Setaccio Sacro opero laboriosamente in favore di questi luoghi oltraggiati dai graffi e dagli zoccoli della Bestia. Dal centro del Caos medito e osservo la distanza placida delle acque e gli arabeschi della pietra lavica. Sono puro Spirito. Niente mi può toccare.(aprile 2013)

- La strada da Ragusa a Catania nella notte in una esalazione stordente di profumo di fiori e luna da mille e una notte. Questa terra profuma, nonostante le ingiurie. E' un miracolo, una droga. Davvero, basta respirare. Una delle esperienze più sconvolgenti di tutta la mia vita. Ho dovuto aprire tutti i finestrini della macchina. E' come se l'intera isola venisse "deflorata" da un immane Cazzo di Clorofilla Solida. .(aprile 2013)

- Io davvero non ne posso più di questa logica ricattatoria, di questo massacro verbale, violento, stupido. Non ne posso più di sentire appioppare responsabilità talora per una ragione, talaltra per chissà quale devianza, a un responsabile esterno, al nemico di turno. Sembra l'eterna puerile storia di Lucignolo che tenta Pinocchio. Questo è un paese moribondo, distrutto e dilaniato dal pressappochismo, dalla corruzione, dal malaffare, dall'ignoranza, dal nepotismo. Un paese inetto, sconclusionato e popolato da gente vigliacca, corroso dalla delazione. Un paese messo insieme maluccio nella recente sua storia, borbonico nelle sue peculiarità regionali e cittadine, fragile nel suo amalgama politico. Non ne posso più di sentir dire: "bene, è colpa di X se adesso il paese è stato consegnato nelle mani di Y". Questo ciclotimico refrain della sinistra attiene perlopiù a questioni di "setting" psicoanalitico e risponde molto poco ad una analisi fenomenologica degli eventi. Questo è un paese malato di accidia, stanco e vecchio: un paese per vecchi. Ogni cosa è parossistica, arteriosclerotica. Un paese che si consegna a Berlusconi per decenni è un paese corrotto, ottuso, greve, bolso e ignorante. Non oggi. Non da oggi. E' quasi un lustro di secolo. Questa dannata rivendicazione, questo indice tremolante brandito nell'aria, è segnale geriatrico di demenza collettiva; dirò di più, è figlio di ignoranza crassa, di analisi da parvenus, di gente che si è svegliata magari adesso, e non sa chi era Donat.Cattin, Gava, Lima, Cossiga, Craxi, e che nulla ha realizzato della catena perversa di eventi che ci ha condotto a questo presente indecente e sciatto. E' dai tempi de la "Gioiosa Macchina da Guerra" di occhettiana memoria che siamo stati presi in giro da "noi stessi", vittime di complessi sciocchini, salottieri, radical-chic, ed in definitiva, per dirla gramscianamente, borghesi. A cosa sarebbe servita una coloritura sbiadita bersaniana, una bella "smacchiatina", ammesso anche avesse il PD stentatamente vinto le elezioni. A cosa? A cambiarlo, questo paese dal corpo molle e incancrenito? Questa agonia odierna, che ha palesato il Trauma, come nei migliori film di Vintenberg ("Festen" su tutti), occorrerebbe forse cantarla ai quattro venti, a squarciagola, giacchè vi è molta più sincerità nell'ultimo sfogo di Bersani che in cinquant'anni di storia repubblicana: "L'assemblea è fatta di dirigenti che oggi hanno preferito l'ovazione e l'unanimità, poi uno su quattro di noi qui ha tradito. Ci sono state in alcuni pulsioni a distruggere senza rimedio". Il Sistema è finalmente esploso. Dopo decenni di storia "repubblicana", si conclama la malattia. Nessun decoro. Nessuna falsa decenza. Oseremmo dire: finalmente. Il corpo provato vomita le tossine in un'agonia che comincia ad essere "salutare". Lo si era detto. Ed alla fin fine non era importante donde provenisse l'urlo. Espettoriamo per tempo - forse - il catarro accumulato in lustri di incuria. Questo paese non necessita di rimedi dell'ultimora, di pezze al culo, o di tappi alle falle. Questo paese va rigenerato da cima a fondo. Senza sconti. Senza compromessi. Senza accomodamenti. Senza tergiversazioni. Senza strizzatine d'occhio. L'immenso patrimonio storico, artistico e ambientale di cui disponiamo ci chiede di essere quantomeno degni custodi, e la nostra responsabilità oltre che civica, è dunque anche etica e spirituale. Basta con le patetiche frustrazioni ideologiche, con le cantilene senza più "storia" e senza aderenza. (aprile 2013).

- Il popolo berlusconiano è cieco come una palla di Ciclope, sordo come un coglione di Troll, muto come un testicolo di Golem.Il popolo berlusconiano è espressione cieca di "ragione". Tolemaici del nostro tempo, nell'aberrazione gergale, essi delimitano le coordinate percettive e depotenziano le già limitate regioni del linguaggio. Il microuniverso della politica pidiellina è piatto non sferico. Assolutamente intellegibile. Perfetto. Misurabile.Il popolo berlusconiano è l'aleph in cui converge e collassa la specie.Il popolo berlusconiano è eugeneticamente la risoluzione della specie (aprile 2013)

- Qualsiasi manuale di strategia di guerra - da Sun Tzu a Von Clausewitz - del resto può essere illuminante da molti punti di vista. Qual è la questione concreta, a mio avviso? Non certo quella della manipolazione e dell'utilizzo di peculiari tecniche di indottrinamento. La si dà per scontata (certo occorrerebbe comprendere, e da una prospettiva plurale, e non "evenemenziale", quali sarebbero questi Grandi Burattinai che tirano le fila del M5S: ridurre tutto nominalisticamente a Guru Casaleggio, non renderebbe in chiave metodologica esplicabile un bel nulla. Questo alla luce di un processo di indagine che dovrebbe teoricamente essere sempre onnicomprensivo: a meno di non volerci ridurre a prospettive da sussidiario: ricordo una meravigliosa croce di Costantino Imperatore Santo, che campeggiava a pagina 234). Questi pericolosi azzardi, questo attingere a piene mani e senza rigore (mi riferisco sempre a questa mitragliata di attacchi ben prevedibile visto il successo del M5S) per ogni fatto del passato che suggerisca aderenza o similitudine con quanto accade (o ci urta), è esercizio di stile non meno retorico di quello delle urla di un comico. Ovviamente la storia suggerisce prospettive e coordinate di raffronto sempre vive e pulsanti: ma utilizzarla per leggere il presente con le lenti del presbite non garantisce di certo un buon servizio alla cronachetta attuale. Se mi azzardassi a utilizzare senza criterio (faccio per dire) lo sterminio dei Catari o la rivolta degli anabattisti e in ciò volessi (potrei eccome, volendo) ritrovare riscontri con ciò che accadrà in Europa tra qualche lustro, potrei anche fare una bella figura. Ma per far ciò dovrei tenere in debito conto tutta una serie di variabili: chessò la testi demografica del Malthus che ha dominato incontrastata fino all'era preindustriale. Ecco già solo l'omissione di una simile prospettiva di indagine (fallace agli occhi dello storico odierno), indebolisce tutto il quadro prospettico della similitudine. I salti quantici tra passato e presente sono ancora una chimera (non certo a livello del micro, quantomeno del macro). Microstorie, appunto suggeriva Paolo Macry in qualche suo testo, e lo storico Carlo Ginzburg ci dice che " il giudice non dovrebbe scrivere la storia e lo storico non dovrebbe giudicare". Analizzare il fenomeno Grillo poi da un punto di vista, appunto, "fenomenologico" (altra metodologia di analisi critica ormai in disuso, dagli strumenti spuntati) è azzardo non meno pertinente di una esplorazione dell'opera di Ornette Coleman a partire dal concetto di forma sonata. Insomma, in tutto questo bailamme di comparazioni non regge un bel fico secco, proprio a partire dal basilare strumento di metodologia scientifica volto a validare la veridicità di una teoria: induzione e deduzione (ma soprattutto abduzione. Keplero docet! Giacché egli abduce l'orbita ellittica di Marte, non la osserva insomma). Orbene, dove stanno i prodromi di un nuovo fascismo? In cosa consisterebbero? Nell'utilizzo di alcune tecniche? Abbiamo visto di peggio nell'era berlusconiana e l'Austria ha ben digerito Il governatore della Carinzia Haider. Questo allarme non è forse allora figlio di un processo legato alla "paura del nuovo" (andiamo sulle pulsionalitá collettive? A Hilmann e Della Seta? Direi di no). Il Black Power fu fortemente debilitato a causa di infiltrazioni consistenti della CIA. Ma da qui a concludere che la rivolta afroamericana dei '60 è emanazione di poteri occulti e prodotto della CIA medesima ce ne corre: significa confondere cause con effetti. Molti equivoci nascono per una implicita adozione di strumenti di indagine di stampo dicotomico-marxista. In questa chiave manichea - ormai vetusta per gli storici contemporanei - le associazioni sono magnetiche, e la coscienza riposa nella felicità della rispondenza letterale (mai allegorica, ricordiamolo). Karl Polany ne "La Grande Trasformazione" ha del resto fatto ampia luce sui limiti di un approccio analitico marxista alla storia. Utilizzare categorie sterili quali "fascismo" in relazione a Grillo significa sostanzialmente barare: nell'epoca del villaggio globale e col tramonto degli Stati Nazionali è una pura bestemmia. A demitizzare Haider insomma non serve riscoprirlo gay nel post-mortem. Delegare a Casaleggio il ruolo mefistofelico da Guru Onnisciente è operazione colorita che rimanda a conseguenze non dissimili (e ad obiettive falle di pertinenza analitica nei rispetti di una storia "al plurale"La storia personale di Grillo in ogni caso parla chiaro, a meno di non volere riecheggiare il "Faust" di Goethe. Ma anche lá poi tutto finisce bene: anche per Mefistofele.

- A volte il cinema potrebbe venirci incontro. In questo caso quello italiano. Pensare che un tempo registi come Deodato realizzavano capolavori quali "Cannibal Holocaust" - vero e proprio atto d'accusa contro i mass media - e che questo film è ancora oggi vietato alla proiezione integrale, è davvero illuminante. Questo è il nostro paese. Leggevo, non mi ricordo bene dove, che l'Italia è un paese in cui si uccidono semmai i fratelli, non i padri. Quelli ce li teniamo fino alla decomposizione, in un processo fetente e corrotto. Accade che questo paese non conosca fondale. Accade che un intero parlamento voti la nipotina presunta di un deposto rais egiziano. Siamo alla pornografia che diviene snuff-movie. Deodato canta già negli '80 la società cannibale e mediatizzata e noi lo censuriamo ancora oggi. Paese incredibile, inverosimile, surreale, che rimuove il sangue dalla tiara papale, paese di stragi. Paese congestionato in cui organizzazioni criminali parallele pullulano e si regionalizzano, venendo a patti con le massonerie e le logge occulte. Tutto questo lo si sa, ma si continua a fingere, a far finta di nulla, come nei repentini cambi di palco delle scenografie del teatro elisabettiano : si parla di rispetto delle regole, carta costituzionale, democrazia, quando è tutto palesemente farlocco. Una pantomima esilarante che è diventata teatro delle marionette e nella successiva metamorfosi museo delle cere. Tuttavia ci si indigna, e puntualmente ci si scandalizza a fronte dell'ennesimo tentativo. Il livello di indignazione poi essendo tarabile e nevrotico: rimando a ciò che comportò la lenzuolata di liberalizzazioni di Bersani: una rivolta corporativa e di casta. Il buon Deodato aveva dunque provato a scarnificare le pulsionalità del Belpaese, ma fu castrato dalla censura. Per dirla con Hillmann, l'Italia è affetta dalla sindrome del "Puer", pur nel suo immanente passato da "Senex". Perfino il trauma edipico è imploso nella peninsularità: viviamo un eterno anelito castrato. Non si può analizzare questo momento storico a partire da una prospettiva politica polverizzata: ci vorrebbe Tarantino o Slavoj Zizek per attivare una ricostruzione comparata della memoria storica a partire dalla stessa storia del cinema italiano. Non ci rimane più nulla. Il geometra ha attentato il nostro concetto dl Bello negli anni del boom economico e delle fenomenologie da Mike Bongiorno, la nostra storia artistica è stata divorata e fagocitata nell'era del Terziario del Triveneto, Lorella Cuccarini ha posto fine all'agonia civile di Pasolini, delle velleità bucoliche rinascimentali ha fatto scempio il letterato Faletti. Occorre il giullare Benigni, nel saltarello remunerato, a ricordarci "quanto sia bella la nostra costituzione fondata sul lavoro" (altra bestemmia tutta italiana...oziate, oziate: fate meno danni). Pensateci bene. Cosa è questo nostro paese democratico se non De Sica e Fellini e Pasolini. Pensate alle "120 giornate di Sodoma" di Pasolini e ditemi cosa ci è rimasto di quell'immenso patrimonio di conoscenza. Ditemi di quale paese state parlando, perché io non lo so più; per me potrebbe essere Atlantide. I "Ragazzi di Morte" sono resuscitati e deambulano come zombies in un paese per vecchi. Aspettate quantomeno, prima di fare fuoco, che siano a tiro. Aspettate di vedere i loro volti. I loro occhi.

- ALLARME PERICOLOGRILLO. Ecco. Riportiamo la querelle a livello demenziale. Dicotomie. Stuttura e sovrastruttura a puttane. Gli storici marxisti in spiaggia con Andy Wharol. Karl Polany che balla con Briatore. Tony Binarelli che prestidigita meglio di Silvan. Sorrido al pericolo paventato e solidarizzo con Jacovitti. Ma un film di Bunuel lo abbiamo visto? Di quali allarmi andiam cianciando dopo il surrealismo? Il decoro dell'umanesimo è azzanno del Medici. Fernand Braudel ha da tempo vampirizzato la storia delle masse sezionando quercie. Ma di quale diritto al lavoro andiamo vaneggiando quando il resto del pianeta è vassallo del nostro vezzo? Democrazia sta per privilegio. Viviamo in un salotto volgare. Ed espletiamo fascino discreto e borghese. Questi ardori da liquame da repubblica affondata sul lavoro sono moti irrelati, tic, spasmo. La piega di Deleuze è purulenta. Le psicologie d'accatto, manichee, dividono sadici e masochisti, nell'unica dualità esperibile. La coscienza di massa è l'ammasso delle coscienze. Tarzan cita Cita. Questo citofono della Storia va scollegato. Non se ne può più di questo italico cicalio. Basta mettere il naso oltralpe per rimuovere il concetto diSindacato. Sul campanello di casa vorrei fosse scritto "CasaQuasar" per essere poi accusato di fiancheggiamento a destra. Ma ci muoviamo a velocità siderali nonostante il voto. Il corpo molle del pensionato de-cripta ancora la Simbologia dell'Amigdala. Giuditta reca in mano il capo di Oloferne ma il pericolo è Casaleggio. Questo Paganini manovratore in Val di Susa. Il Giappone aveva Megaloman e noi temevamo Fanfani. È un cazzo di stivale peninsulare popolato da lillipuziani. Non diciamo fesserie. Alessandro Magno oggi farebbe lo sciopero dei matelmeccanici. Animo. (febbraio 2013)

- Ma la avete vista la diretta di ieri del comizio finale del M5S? Lo chiedo perché spesso la gente parla e parla per slogan. No? Bene, io ho visto solo ragazzi meravigliosi che hanno parlato di non violenza, ecologia, fine mandato dopo due legislature ecc. ecc.. Facce pulite, linde. Ma avete idea di cosa hanno fatto queste persone nelle amministrazioni locali? Siete stati in Sicilia? vi racconto questa a proposito di Cancellieri. Quando fu eletto al parlamento regionale, io mi sono detto: "ma a questo mi sembra di conoscerlo". Poi mi sono ricordato. Era un ragazzo che assieme ad un manilpolo di altra meravigliosa gente aveva organizzato un mio concerto e quello di altri musicisti in quel di Caltanissetta, area degradata e depressa come poche. MI ricordo ancora l'entusiasmo, la spontaneità, lo slancio e la forza di tutti questi ragazzi. Accadeva un decennio fa. Commovente. Una sola parola. Commovente. Questa è la gente che andrebbe in parlamento. Avete avuto ogni forma di orrore in questo paese e vi scandalizzate di cosa...di cosa avete paura? Di un manipolo di ragazzi in parlamento muniti di telecamera e pronti a denunciare ogni forma di inciucio? Perché di questo la casta ha sostanzialmente paura! (sì chiamiamola casta senza virgolette) Io mi sento molto ma molto meglio e ben rappresentato da questa gente, che tra parentesi è molto più competente di questi professionisti della politica. Cosa è questa continua opera di demonizzazione, questo allarme perenne che risuona ad ogni elezione? Abbiamo avuto Dell'Utri e Mangano, Scilipoti, ndrangheta, mafia e camorra dentro casa, autostrade saltate in aria, Gelli, Gladio e P2...e siamo all'ennesimo out out? Di gente che se ne va qualora vincesse X? Abbiamo avuto un guitto per decenni che ha imperversato con ogni forma di sopruso possibile, abbiamo avuto il parlamento al soldo di quest'uomo che comprava pure gli scranni del parlamento. Da altre parti ci sono semplicemente le elezioni. Occorre anche un certo distacco nell'analizzare le vicende politiche, ché quando si esce fuori da sto buco di culo ci mettiamo a ridere da soli sui nostri concetti di "destra", di "sinistra" e di democrazia, visto che nessuno ci capisce e veniamo guardati come alieni. Ogni nostra coordinata che definiamo "universale" è banalmente relativa. Siamo pieni di pregiudizi. Mo' tutta questa levata di scudi per uno dei fenomeni più interessanti (comunque lo si voglia giudicare) di politica "dal basso". Altro errore riduzionistco ritenerlo fenomeno italiano o relegato all'Italia anziché un laboratorio nuovo che finalmente parte dal Belpaese e fornisce nuove tematiche di aggregazione politica al resto del mondo. Insomma è come se ci scandalizzassimo se nel "giezzitaliano" arrivasse un mecenate in grado di coagulare le belle forze della musica alternativa e valida e riuscisse a portarle al Parlamento di Umbria Jazz. che diciamo? Oh che scandalo! Me ne vado dall'Italia se non c'è Rava al festival! Come se alla fin fine "quella nomenclatura" dei soliti noti potesse rappresentare l'unica garanzia qualitativa, pena la fine del "giezz" e il pericolo di un'Umbria Jazz messa a ferro e fuoco. Chi pratica da decenni arti orientali, conosce perfettamente quale sia il limite dell'analisi partigiana e umorale, quale sia il paradosso di una potenziale scelta. Questa chimera del libero arbitrio poi...fa sorridere. Accade ciò che deve accadere. L'ineluttabile: essere coscienti di ciò aiuta, non a scegliere, ma a comprendere fenomeni ed epifenomeni delle morfologia delle cose. Non dimentichiamoci che l'Italia è terra di particolarismi, feudo incistato di peculiarità, corporazione. Un reale cambiamento non può passare attraverso le vecchie strutture che tanto piacciono e preoccupano (a seconda delle distanze orbitali dal voto). Del resto, io ho profondo e sacrale rispetto per chi non vota. E' una scelta altrettanto nobile e valida. Lungi da me fare propaganda: non me ne frega nulla. Di certo un'analisi distaccata e consapevole dovrebbe consentire a gettare meno umoralità su questo banale atto (maledetto suffragio universale: spiegatemi perché un infermiere volontario deve sostenere un esame e un votante no. Perché non si debba dimostrare una idoneità al voto...mah). Solo un plebiscito per il M5S potrebbe dare una scossa. viceversa il paese sarà comunque ingovernabile, a segiuito di una legge elettorale scellerata e infame. Chiunque vinca, come sapete, non avrà i numeri al Senato. Di che stiamo parlando ordunque? quale allarme? quale paura che tra qualche mesetto sarete costretti a tornare alle urne e a lanciare i soliti anatemi?

- Dialogando altrove mi sono ritrovato a spendere due parole in libertà su Villaggio e La Corazzata Potemkin. "Villaggio è stato un maestro del disagio. In questo senso l'Italia non ha avuto mai più un comico del genere. Non tanto del pressappochismo e del qualunquismo (à la Sordi), quanto del disagio (la famosa poltrona in cui Agus fa accomodare Fracchia). Villaggio denuncia quel potere tronfio e bolso che trova legittimazione di sé nell'umiliazione dell'altro, del meno abbiente. Ostentazione dunque speciosa, dimostrativa, quale segno di uno status funzionale alla discriminazione. Il degrado è dunque "sempre" culturale in primis, poi politico, sociale etc. Pensate quanta abissale distanza rispetto alla nostra civiltà artigianale dei quaderni del Pontormo, dei libri di Leon Battista Alberti...facciamo fatica a pensare che "quello siamo stati" e che da quello proveniamo. Fantozzi è un antierore giacché il suo obiettivo non è il riscatto (questo avviene solo nei sogni a occhi aperti "Fracchiaaaa Fracchiaaaa") bensì l'omologazione, livellamento verso l'alto più che verso il basso (la massa enorme di sfruttati. I riferimenti a Polany e la classe operaia non so quanto siano pertinenti o volontari). Fantozzi pplverizza il concetto marxistico di struttura-sovrastruttura imperante in quegli anni, restituendo all'Italia i frammenti della sua storia di provincia. Forse l'odio per la Corazzata si spiega anche così: iconoclastie verso un mondo dicotomizzato e distante."

- NOI, AVANTJAZZISTI DI OGGI NOI…ci stiamo consumando nel riduzionismo. Ci facciamo piccini, e pensiamo piccino. Arrabbiati come bimbi senza joypad, consumiamo le gomme delle nostre macchine di terza mano a gas, con le sopracciglia inarcate. Non conosciamo la gioia perché temiamo che non ci spetti. Nella categoria pullulano gli stent dentali dopo decenni di digrignature molari. Coabitiamo malvolentieri dentro un alveo a noi familiare, ristretto, frammentato in miriadi di sottocategorie ridicole e di prodotti in offerta senza ipermercato. Senza avere la diffusione dell'acaro ci ostiniamo a guardare sotto il tappeto alla ricerca di cicche. Diffidenti come gnu alla pozza, acidi come il ph di un ottuagenario, guerreggiamo in silenzio con le armi della maldicenza e della delegittimazione. Ci stiamo logorando nella parola mentre girovaghiamo coi sandali lisi e le magliette aziendali chiazzate di aloni-stimmate: Ascella di dio che togli i peccati dal Mondo. Siamo viandanti. Elemosiniamo. Pensiamo ancora alla palafitta, all'oasi, nel disagio urbano della periferia asfaltata. Grattiamo l'euro come rappresentanti di portafogli di pelle operanti in uno stato vegano. L'obiettivo principe pare essere, ciononostante, quello del chiacchiericcio vintage, della delazione Ideale. Ci stiamo consumando nel Dileggio, anziché agitare il vessillo della Bellezza a questi quattro tamarri, volgari dell'organizzazione artistica peninsulare. Ci nascondiamo perché pensiamo al peggio, al brutto, al miserevole, non abbiamo l'ardire di allargare petto e narici: troppo esibizionismo. Siamo gobbi e rincitrulliti da decenni di isolamento. Continuiamo a pensare che ciò sia concreta evidenza, questo fantamercato del jazz, quando è tutta una presa per il culo. Ci sviliamo nel quotidiano, non siamo in grado di aprirci alla ierofania che costella ogni ambito del nostro fare, chiudiamo le porte a doppia mandata al Sacro, come vecchine impaurite dalla sera. Fuori mercato come il tallero sloveno, ci ostiniamo a battere moneta, noi pupazzetti jazz ciechi e pronti a schiuderci come la cozza al bollore del cento gradi. Noi digrignanti e poi sorridenti con l'avvento di un cono palla da leccare. Date un cono palla ad un avantjazzista italiano e lo vedrete sciolgersi come una caramella nella bocca del fu Gianfranco Funari. Questo siamo e questo stiamo diventando: bisbetici rintronati. Le ragioni del quotidiano sono frutto di questo nichilismo da accattoni. Altrimenti avremmo già preso a calci in culo molti guitti. Con le suole rinforzate della scarpa di vernice della prima comunione, nera e rilucente come il guscio di uno scarafaggio. Ma da mo'. (Francesco Cusa, jazzista).

- Un sentito ringraziamento postumo al Dottor Joseph Ignace Guillotin, l'inventore di uno strumento nobile, di netta funzionalità sociale, ahimè oggi caduto in disuso. Per giusto o sbagliato che fosse - e chi siamo noi a poter dire a livello karmico se il sacrificio di innocenti non sia poi funzionale a un disegno ancora più grande, e per il singolo e per le gloriose vicende umane -, il copioso rotolare di testone finiva, volente o nolente, con l'appagare carnalmente quel viziato senso di giustizia innato in tutti noi bipedi terrestri. Insomma s'andava a casa con la pancia piena e ci si sedeva come Cristo comanda a tavola, anziché trepidare nel limbo dell'astratto, occulto, trinitario grado di giudizio processuale. Insomma non si vede un cazzo!



- Mare di settembre. Sicilia. Il mare e il sole. Sono circondato da donne bionde. Stancamente bionde. Un biondiccio spento figlio del grigiore. L'est. Ucraine. Moldave. Lèttoni. Giovani. Tante donne avanti con l'età. Succhiano questo sole come spugne. Ne sottraggono parti. C'è tutta l'abnegazione del crollo di un muro, la tristezza di generazioni cresciute a forza di patate. L'itterizia curata nel salto generazionale. Non c'è fascino. Solo istinto disperato di sopravvivenza. In ogni telo da mare.

 (sett 2012).

- Mare di settembre. Sicilia. Sole e bellezza. Non fosse che per una piccola creatura bipede, sorta di infante autoambulante che emette frequenze da pipistrello di 20 chili. Vieni piccolino. Vieni. Fai un tuffetto dallo scoglietto. Poi arriva un'ammasso morfologico nomato Madre. Rimango impassibile tra gli urli di una specie che non è la mia. (sett 2012)

- Cerco bambola di gomma robot, siliconata a dovere, parlante e radiocomandata, con 3 "O" allocate non necessariamente nei punti desueti con le seguenti caratteristiche: FAI LE PULIZIE, CUCINA, FAI LE PULIZIE; SORRIDI, SORRIDI, FAI LE PULIZIE, CUCINA, FAI LE PULIZIE. Sonorizzata a dovere, silenziosa, con speciale pulsante ANSIMA della categoria "Silver". Astenersi specie dotate di sistema linfatico e apparato cardio circolatorio.

- La Sicilia, un tempo culla degli Dei, emana ancora scampoli di Bellezza nonostante bipedi pigmentati, frutto dell’aberrazione degli ultimi decenni, continuino con l’opera entropica. Esseri ciechi e sordi, urlanti, cascame senza colpa, indefessamente attivi sotto i vessilli dell’Orda, brulicanti di vita aliena, essi sono la Voce e il Corpo di questo Canto Dissolutorio. Si rimane rapiti, ancora, ciononostante, di fronte alla bellezza di un’alba. Ci si chiede come sia ancora possibile. Poi ci si sente grati. Un sentimento alternativo e sincero pare attivarsi. Nel contrasto essere grati di vivere in qualità di controcanto, silenziosamente e senza neanche protestare. Nella dissoluzione i germi di una futura palingenesi. Così è scritto da qualche parte nell’Akasha.

- Qualcosa di contiguo alla felicità assoluta è l'andare in scooter per contrade etnee. Nella notte afosa cavalcare correnti di calore, con brevi oasi di frescura durante i passaggi attraverso i giardini irrigati. Sono istanti intensi di aroma unico: il profumo dei frutti e dei fiori nell'impasto di terra lavica celebra il tripudio e la gioia dello stare al mondo. Lo scooter è una sonda lanciata nell'incommensurabile festa olfattiva della Campagna Nera.

- Sono un uomo di "altri tempi" (notiamole 'ste virgolette eh?). Tempi in cui si lottava con ardore, ci si schierava, con fermezza. Non sopporto i falsi morigerati, i continenti. Quelli che non si schierano apertamente, che sorridono bonari ma che tramano nell'ombra. Adoro chi flagella le false conquiste dell'ego, chi non le manda a dire, chi è fazioso. C'è più vita e sincerità nell'essere consapevolmente faziosi e di parte, che nella rinuncia attinente al decoro. Adoro gli iconoclasti, e quelli che si schierano apertamente, a viso aperto: "contro". Li sento miei fratelli di contraddizione. Mi fido ciecamente degli indignati, di quelli che non possono tollerare le storture. Condivido l'imbarazzo dei silenti che stanno per esplodere. Detesto fondamentalmente chi contempera le ragioni dell'Opportuno. Una società corrotta e imbalsamata non merita rispetto. Per questo pattume sociale non esiste pietà, né misericordia. Anche Madama Ironia, ormai, è solo un temperino spuntato.

- Come avrei voluto vivere in qualità di drammaturgo nell'Inghilterra elisabettiana, con le dita sporche perennemente di inchiostro, in un paese colmo di contraddizioni, romantico ma ancora medievale, violento ma ambiguamente chiaroscurale, in cui ci si batteva per un'ideale trascendente. Mi sarebbe piaciuto morire giovane ma con una compagnia di deliranti visionari al mio capezzale (morire magari a causa di un duello amoroso). L'effimero che supera la Ragione e le armonie del Rinascimento italiano. Questo il teatro elisabettiano. Nessuna arte raggiunge le vette sublimi in democrazia. W le tirannie illuminate.

- Io non sopporto i jazzisti che non amano il calcio. Ma non hanno compreso che c'è un'affinità profonda? La storia del calcio e quella del jazz vanno più e meno di pari passo nell'arco di più di un secolo. Il tempo scorre velocizzato, e nell'arco di decenni si dispiegano significati e significanti che altrove necessitavano di secoli di permutazioni e cicli. Le correnti e i miti, gli artisti che segnano il periodo, si estrinsecano nel tempo breve, polverizzandosi nella mitopoiesi.

- Gestualità arcaiche. Bologna, seduto sulla panchina leggo. Due "arabi", maschi, passeggiano come è tradizione in alcune regioni, mano nella mano. Passano due belle donne. Entrambi si girano ad ammirare le bellezze posteriori, in sincrono, senza abbandonare la loro stretta. Ovviamente non si può fare a meno di notare l'ibrido percepito: due uomini che camminano mano nella mano evocano l'immagine di due gay; ma poi questi ultimi rivelano tutto l'ardore del "maschio attizzato" nella torsione sincrona del colli in direzione-culi . Conclusione: l'immaginario di noi "occidentali" è totalmente fottuto. Non abbiamo più gli strumenti adatti a decifrare il mondo Reale. Siamo prigionieri di una gabbia ristretta di codici.

- Io ci riprovo a leggere il tanto osannato Saramago in tutte le sue salse: da Caino al resto. Tuttavia continuo a trovare insostenibile la sua prosa ed alquanto partigiane le sue vedute. Oseremmo dire limitate. È tutto troppo "palese", come potrebbe esserlo un TG4 condotto da Curzio Maltese. il raffronto con un gigante portoghese come Pessoa appare alquanto impietoso.
- La forza di Pessoa è proprio questo cimentarsi con le mutande cagate alla sfida col'Indicibile. (tutto il contrario viceversa per un pentapalluto come Borges).

- I paradossi di questa sinistra "riformista" (a casa mia è un ossimoro) sono lampanti in questi inciuci che sono volti a preservare nomenclature di "gianstelliana" memoria. Le tradizioni "alternative" di "democrazia" (sempre virgolette) hanno radici profonde in Campanella e Fourier. Il più grande crogiuolo "democratico" al momento è l'India (ove tra uno stato e l'altro si sperimentano differenti modalità di rappresentazione popolare: alla velocità della luce. Il Kerala contempla comunisti al governo, libere elezioni e caste, pensate un po'), e con buona pace del miope Churchill (i veri nazisti della storia sono gli inglesi) che definì "mera espressione geografica" il paese culla delle più importanti conquiste culturali della storia dell'umanità (e perse la guerra con Gandhi sappiamo come). Relegare la propria esperienza, arroccarsi a difesa di principi spacciati per "universali" ma che attengono alla storia locale dell'Europa morente, è errore madornale. L'Italia è la sua cultura: il resto è spazzatura. A ciò dobbiamo il fatto di essere "colonia" privilegiata, non ad altro. La nostra costituzione massonica, incentrata sull'abominio del lavoro quale centro del suo fondamento, è espressione di particolarismi, di accidenti nel percorso evolutivo planetario. iperbole sindacale.(maggio 2013)

- ANCORA SU INTER E PD. Cerchiamo di rimanere freddi e distaccati. Dunque all'indomani delle elezioni e dopo il rifiuto del M5S di dare la fiducia (non entriamo nel merito, non mi interessa qui) un fuoco di fila unidirezionale avente come bersaglio il M5S (tralasciamo di entrare nei meriti di statuto e regole, ok?). Tralasciamo pure di utilizzare il "caso Rodotà", non mi interessa discuterne in questo post. Intendo solo evidenziare che il PD ha in nuce da decenni - a mio avviso dai tempi del "compromesso storico", che pur lacerò parte del partito generando malessere: diversi però furono e le motivazioni e le modalità di decisione - i prodromi del suo decadimento. Il parallelismo con le recenti vicende dell'Internazionale di Milano è, a mio modo di vedere, lampante, dunque non paragone risibile ed esclusivamente goliardico. Il distacco dalla "base" (mi riferisco anche a mio post sulla satira salottiera di Dandini e Co.) è adesso conclamato, palese, ma erano altresì patenti i sintomi del malessere fin dai tempi occhettiani de la "Gioiosa Macchina da Guerra", delle bicamerali di D'Alema, e dei richiami morettiani, filmici e dei girotondi. L'Inter del dopo-Mou rappresenta il medesimo caotico accrocchio: scelte sbagliate, senatori che comandano nello spogliatoio, politiche di investimento sconclusionate. Non entro nel merito di concetti quali "democrazia" e "riforme", perchè esonderemmo (sappiate che per me sono fondamentalmente categorie vuote atte a legittimare privilegi e soprusi, egemonie nei confronti del resto del mondo: evito di citare Cacciari se non di passaggio: "le nostre leggi sono edificate sul sangue e le carneficine". Se oggi Vattimo - elettore e candidato di Ingroia con Di Pietro - asserisce che al momento "l'unica opposizione in parlamento è il M5S", quantomeno occorre riflettere. Tutte le accuse mosse al M5S dalla nomenclatura del Pd e dalla sua base all'indomani del voto sono implose alla prova dei fatti. Un po' come se dicessi che non suono ad Umbria Jazz perchè esiste Brian Blade. Oppure se Moratti affermasse che "l'Inter non ha vinto quest'anno per colpa degli arbitri che hanno fatto vincere la Juve" (vero che gli arbitri hanno favorito la Juve in ogni modo, ma lo avrebbe semmai vinto il Napoli, non certo questo disastro di squadra, lo scudetto). Smantellata l'Inter in due anni (ma le tracce di inettitudine erano mascherate dalla Gestapo di Mourinho), smantellato il PD in 3 giorni (ma le tracce di questa inettitudine erano evidenti nella Finocchiaro, Fassina, le "lungimiranze" nei pronostici di Fassino in merito al movimento ecc. ecc.). A casa mia, quando nel frigo c'è della frutta marcia, la si butta via e si lava il frigo. Da capo a fondo. Cosa vorremmo salvare di questa mediocre purea? Chi non ha visto ieri le facce della mamme a Bologna? E parliamo di una città ancora civile! In cui politici e cittadini si incontrano. Pensiamo alla Sicilia! E ditemi cosa ha fatto il PD per meritarsi ancora commiserazione. Questo attacco frontale al movimento è risibile. Ancora oggi vedo gente alambiccarsi nel tentativo di trovare un cavillo, un appiglio nei confronti di un crollo verticale e fisiologico: inettitudine. Il M5S è massacrato: ma continua a dare sonori calci in culo a chi non rispetta le regole: vedi vicepresiente dell'ARS. A casa! E che succede? Critiche da sinistra. Ciò che non funziona in questo paese è questo: il non rispettare le regole. A pedate! Avessero fatto così i vertici del partito democratico, non ci ritroveremmo con questa dirigenza ridicola, e magari di fronte al risultato sconfortante di un governo che definire imbarazzante è poco. (maggio 2013)