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Francesco Cusa - Official Website - Mia recensione di "Killer Joe" di William Friedkin

Mia recensione di "Killer Joe" di William Friedkin

2012-10-17


IL GRANDANGOLO NO! recensioni cinematografiche a cura di Francesco Cusa
"Killer Joe" (9)

Bentornato al vecchio Maestro de "L'Esorcista" William Friedkin!
Questo è Cinema: punto e accapo.

Settantasette anni suonati ma non si avverte il minimo sentore di appannamento, per nulla. Siamo al cospetto di un noir diretto in maniera sublime, eccellente, dal ritmo non frenetico, cadenzato, inesorabilmente cadenzato. La violenza e la demenza, confini da esplorare all'estremo, sono i tratti salienti, l'humus dell'ambientazione scenica.

La famiglia degli Smith è lo spaccato aberrante del Texas suburbano; Friedkin ce li sputa in faccia fin da subito, questi reietti, questi "vinti" senza strascichi d'eroismo.

Una sorta di baracca, la pioggia, il cane che abbaia e ringhia, il figlio che bussa, nessuno ad aprire. Così comincia questa discesa infernale che condurrà a calci lo spettatore fino allo sconcertante epilogo, con il bonus di potersi scegliere il finale in qualità di porco e sacrosanto diritto.

Si sta inchiodati, bullonati, e saldati alla poltroncina dal primo all'ultimo istante. Quei fortunati frequentatori di sale munite di intervallo potranno per pochi minuti dunque disserrare le mascelle.

La regia è chirurgica, non c'è una sbavatura. I riferimenti a Tarantino e al pulp palesi, ma sarebbe errore da matita rossa quello di lasciarsi andare a comode comparazioni. Friedkin riscrive gli anni '90, come Pasolini Shakespeare nell'Edipo Re. Azzanna la cronaca del cinema recente, la mastica e ce la risputa (vomita?) sotto forma di plumcake filosofale.

Friedkin presenta sotto una luce differente le stesse cose, è una sorta di preraffaellita del cinema: mette in scena la decadenza dell'Occidente, filma il contemporaneo con lo sguardo di un medievalista. I dialoghi, sublimi, sono la quintessenza della demenzialità; demenzialità altamente distillata, materiale antagonista messo in risalto per evidenziare ciò che resta.

Killer Joe è la nemesi purificatrice sotto forma di sceriffo-killer a pagamento. Come un immortale Egli non conosce pietà, un sentimento perdutosi nella corrosione millenaria del vivere perenne. L'ultima mezz'ora sarà ricordata da chi ama la vita, e se la tiene ancora stretta e cara, come un sommo bene. La scena della fellatio-su-coscia-di-pollo è pura poesia, canto alieno, complice l'estasi di Killer Joe, sincera a partecipata. Dire se il mondo sarà ancora governato dal Fato, è poi compito che Friedkin lascia alle nostre corrotte coscienze.

Francesco Cusa