SPECIAL PRICE STORE
Francesco Cusa - Official Website - Il jjazz italiano: una singolarità

Il jjazz italiano: una singolarità

2012-09-14

Nel corso dei secoli gli artisti hanno sempre precorso i tempi, anticipando modalità comportamentali e visioni estetiche del mondo. La cosa sconcertante è che oggi, mentre tutto attorno - nella società civile, nella politica, nel mondo del lavoro -, i vecchi capisaldi crollano, puzzano di marcio le vecchie e consolidate prassi, si esauriscono le risorse, nel mondo del jazz italiano continuano a perpetrarsi immarcescibili le vecchie logiche . Un microcosmo impermeabile ai mutamenti, ai crolli di sistemi vetusti e secolari, tanto irreale è questo ganglio pseudo estetico. Perfino il nostro sistema politico ne risente, dopo decenni: si parla di politica dal basso, di casta, di fine della partitocrazia, emergono forze nuove come quelle del Movimento Cinque Stelle, mentre le vecchie organizzazioni sono costrette ad adeguarsi alla bell'è meglio, nel tentativo disperato di stare al passo con la "crisi". Niente di tutto questo pare scalfire questa grumo di reale rispondente al nome di jazz italiano. Pare quasi che tutto sia sospeso in una bucolica e museale congrega di appassionati, organizzatori e musicanti. Le indignazioni, le sollecitazioni, il fervore di alcuni viene immediatamente ghettizato e relegato nel comodo alveo del vittimismo. Indignarsi è diventato sinonimo di "sfiga" in questo settore. Il tutto per un mercato inesistente, immaginario, estorto alle logiche del pop.
Le peculiarità di questo atteggiamento estetico (prettamente italiano), sono tali da far pensare a una singolarità, a qualcosa di irrimediabilmente non adiacente, di alieno. A dispetto della sua relativa diffusione e consacrazione accademica, questa immunità tipica, questo scollamento del jazz nostrano rispetto al "contesto", rappresenta il segnale del suo limite intrinseco: è qualcosa di posticcio, di artificiale che permane e che si consacra a dispetto dei rivolgimenti nel mondo "esterno". Nulla di salubre, comunque.

io mi sento un jazzista, nel senso più profondo del termine. Questo è un linguaggio. Un esperto di lingue fa il traduttore, e non si vergogna di definirsi tale. Il problema non è tanto questo, ma ciò che è stato connotato con questa idiozia tutta italica. la quale non evolve in nulla. Ripeto, siamo di fronte ad un innesto, ad un foruncolo gibboso che si è instaurato nel corpo della nostra penisola. E' una evoluzione apparente quella di questo atteggiamento estetico animato da loschi e ignoranti individui. Nei fatti è tutto fermo e ogni cosa viene assorbita senza intoppi, come in un corpo spugnoso alieno, un blob de noantri.