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Francesco Cusa - Official Website - mia recensione di ""Quella casa nel bosco" di Drew Goddard (8,5)

mia recensione di ""Quella casa nel bosco" di Drew Goddard (8,5)

2012-06-11

"Quella casa nel bosco" di Drew Goddard (8,5)

C'è lo zampino di Josh Whedon in questo delizioso horror diretto da Drew Goddard, che sforna un'altro piccolo gioiello dopo il brillante "The Avengers". Film scritto divinamente, solo apparentemente leggero, in realtà opera pregna di riferimenti e citazioni, la più smaccata delle quali è quella de "La Casa" del grande Sam Raimi.

Un esilarante mix di horror e fantascienza, con venature splatter e spruzzate di caustica ironia (di quelle che a noi piacciono tanto, ma proprio tanto tanto). Goddard e Whedon padroneggiano davvero mirabilmente i salti tra generi e rimandi, il tutto scorre in maniera fluida e senza pause.

Parliamo di gente che ha sceneggiato "Lost", "Cloverfield" e "Alias", qui alle prese col canovaccio classico dell'horror adolescenziale che sfocia nell'esperimento, nel tentativo prodromico di messa a fuoco di nuovi linguaggi cinematografici.

Chiaramente questi nuovi codici sottendono una frequentazione intima del mondo videoludico (da sempre sostengo che i più grandi capolavori oramai stanno da quelle parti), di una simbiosi tra spettatore e opera tramite un processo che è già analitico "in sè", oserei dire programmatico nel suo stesso farsi. In questo senso possiamo parlare di cinema sperimentale: non solo nella riduttiva chiave della giustapposizione dei generi, bensì anche nell'ottica di una scarnificazione del concetto stesso di "paura".

La deframmentazione dei luoghi deputati, le distonie ambientali, sono solo alcuni degli accorgimenti adottati dalla coppia di registi-sceneggiatori. E' un vero e proprio processo di ri-scrittura, empatico, privo di manifesti e programmi, diretto. Occulti, nelle pieghe del luogo comune, stanno i dettami di queste nuove micro poetiche, annidati come acari negli stereotipi della filmografia di genere. L'invito, a chi storce il muso, è quello di abbandonarsi alla visione senza alcun filtro. Potrebbe rivelarsi un cosmo miniaturizzato a tratti stupefacente, multilivellare, stratificato e destrutturante.

Il film è ingannatorio: uno si aspetta di vedere un horror ma poi si ritrova all'interno di un gioco di ruolo (non più spettatore), in un continuo andirivieni di ammiccamenti e strizzatine d'occhio. La sensazione che rimane, densa, è quella di aver contribuito alla realizzazione stessa dell'opera fin già dalle casse: insomma, uno dei pochi biglietti che conserverò.