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Francesco Cusa - Official Website - Mia recensione di "Cosmopolis" di David Cronenberg (9)

Mia recensione di "Cosmopolis" di David Cronenberg (9)

2012-05-31

"Cosmopolis" di David Cronenberg (9)

Cronenberg, assieme a Lynch e Von Trier, dopo la scomparsa di Kubrick, rimane uno dei pochi artisti visionari sulla Terra. Lo scopo di ogni sua opera, non importa quanto consapevole, è quello di mostrare la realtà scorticata, di togliere la buccia e di infilare le dita dentro alla polpa, con metodo. E' un procedimento inesorabile, lento, chirurgico, quello che porta il protagonista del film (e a quanto pare del romanzo di De Lillo che non ho avuto modo di leggere), dal barbiere, il vecchio barbiere che gli tagliava i capelli da piccolo, ancoraggio edipico con la figura paterna. Glacialmente, ma con materiche esplosioni di violenza, il miliardario Eric Packer attraversa la città congestionata dal traffico dentro a una bara-limousine. Il pretesto del taglio di capelli è in realtà il cardine su cui ruota tutta la storia: simbolicamente. Packer è un genio, prevede i flussi finanziari. Ma stavolta non comprende lo "yuan". La sua prostata asimmetrica rivela l'arcano: Packer è alla ricerca della simmetria, dell'armonia, ma è nello scarto dell'imperfezione che si cela il significato più profondo dell'esistenza. Questa rivelazione, fatta nell'epilogo durante il meraviglioso dialogo-scontro con Sheet/Giamatti, è in realtà presente in nuce in Packer durante tutto il suo percorso di discesa agli Inferi (o di ascesa al Paradiso). E' la ragione che lo spinge fuori dai suoi maestosi uffici con la scusa del taglio dei capelli (peraltro lasciato a metà). Il miliardario comincia a lordarsi, ad imbrattarsi, a togliersi la giacca, a prendersi torte in faccia, così come la sua limousine, che viene presa di mira da ogni sorta di ingiuria da parte dei dimostranti e ricondotta al parcheggio come un rottame. Dall'asetticità iniziale della limousine-feretro si precipita lentamente verso le sozzeria dell'abitazione del killer che lo finirà: la simbiosi tra uomo e ambiente è didascalicamente ossessiva. Ogni dettaglio parla di asimmetrie, ed in definitiva di lussuria, di sporco. Una delle scene più erotiche della storia del cinema è quella in cui una delle sue analiste finanziarie, sudata dopo il footing, comincia ad eccitarsi, armeggiando con la bottiglia in mezzo alle gambe mentre un dottore infila due dita nel culo di Packer per controllare la famigerata prostata.
In una classica ma quantomai attuale inversione, il "morto" Packer torna alll'esistenza facendosi ammazzare, tramite un processo che, dalla bara asettica e gelida, da una non-vita, riconduce alla pulsante e sozza materia. E' una purificazione, una catarsi che rimanda a Bataille: le ferite e le miserie del Santo. Il Sacro, 'Osceno, la Lussuria come strumenti unici di Conoscenza.
La simbolica morte del Capitalismo, la sua uccisione, passa attraverso un Calvario ricercato. La mano di Sheet è la stessa mano del Capitale-Arimane, del Demone che fa premere il grilletto ad uno dei suoi umili servi.