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Francesco Cusa - Official Website - LA MIA RECENSIONE DELLA MOSTRA “My Soul Forever”, di Carla Maria Marletta.

LA MIA RECENSIONE DELLA MOSTRA “My Soul Forever”, di Carla Maria Marletta.

2019-07-20

https://www.siciliareport.it/la-recensione/my-soul-forever-di-carla-maria-marletta/?fbclid=IwAR2-y2ixDCEewNjpekgW3gEuocDA4hHZSQdy6Xe13aqWYZ1cfyfjRkWwwcE

Le opere di Carla Maria Marletta potrebbero figurare in una sorta spazio adiacente alle celebrazioni di “Coco”, il capolavoro cinematografico della Pixar. Sembrano il prodotto delle arti plastiche di una sciamana messicana tornata dall’Oltretomba a dannare gli umani a una vita di soli arti e testa, che utilizza il tempo libero per riformattare il concetto warholiano di “ready made”. Riciclando tempo, spazio e materia, la vampira Carla Maria Marletta, a furia di mozzare arti e teste, finisce col produrre ossimori (osso, muori!) e cortocircuiti interpretativi nella paradossale iterazione della sequenza della variabile “teschio” o “mani-mano”, così manifestando l’assurdità dell’ossimoro (silenzio-assordante, lucida-follia) - quale prodotto della medesima figura messa in mostra, in barba a ogni regola della figura retorica.
Naturalmente, tale contrasto è il risultato di una (ri)elaborazione del fruitore, del soggetto-universale-scrivente che coniuga e connette ogni anima del mondo (in questo caso, il sottoscritto).
Così, mentre mi muovevo per gli spazi angusti della stanzetta adibita a mostra, chiacchierando con gli amici di sciocchezzuole con fare da demente, pian piano andavo esplorando le modularità di un ambiente che pareva gradatamente squadernarsi nella distorsione psichica della mano-teschio, evidentemente a causa dei mesmerici influssi delle opere di Carla Maria Marletta, che, con la forza magnetica e suadente del canto sudamericano di un muto, aprivano squarci e singolarità percettive sulla prospettiva falsata.
Don Juan mi veniva sfortunatamente incontro in qualità di sciamano-torturatore del povero Castaneda, e, improvvisamente, eccomi proiettato verso una dimensione sconcertante, povero il me apprendista alle prese col fuoco dal profondo della Gorda-Carla Maria! Questa è l’ultima cosa che ricordo: una grande vampata di fuoco. Poi il buio. La via Etnea. Il mio scooter che pareva una enorme blatta a motore.
Questo, o anche di peggio, potrebbe accadervi visitando la mostra di Carla Maria Marletta. Potreste, ad esempio, scoprire d’avere un’esistenza inerte, d’esser mera carta da imballaggio, materiale di scarto, in pratica “prodotto” che lei, da vampira oculata e strega ecologica qual è, recupererà un giorno (il vostro giorno) e riciclerà nel tempo (il vostro tempo terreno), al fine di poter distillare ciò che rimane della vostra essenza animica sotto forma di creazione plastica e materica. “Quelle” mani, “quei” teschi, sono il calco di esseri un tempo realmente esistiti, delle Rosita, degli José, dei Tito e delle Pachita, estensioni e protesi del “loro” corpo sotto forma di oggetti di arredo per le vostre abitazioni moderne, ossia per i vostri spazi immunitari rigorosamente ermetici e chiusi alle correnti d’aria generate dal caos.
Mettendovi in casa uno di questi manufatti opererete un atto psicomagico, e genererete un paradosso nella vostra zona-comfort, perdendo ciò che rimane della vostra identità e della vostra idea di esclusività. Che si tratti di un “cristallo della morte” o del teschio dell’”albero della vita”, poco importa: sarete sempre agli estremi dell’utopia architettonica, come afferma Ernst Bloch.
“La crisi dell’anima del mondo attraversa l’”housing”. Nemmeno Dio, se costituisce una presa di partito in favore della vita, e non una maschera vuota della totalità, può assorbire tutto” (Peter Sloterdijk).
Prendete “la mano” di Carla Maria Marletta, e sarete per sempre sposati con tutto ciò che vi manca.

Francesco Cusa

Le opere di Carla Maria Marletta “My Soul Forever”, si trovano presso “Tabare’, in via San Michele 24 a Catania