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Francesco Cusa - Official Website - Articolo su "Tommaso Campanella al parco" per Sicilia Report.

Articolo su "Tommaso Campanella al parco" per Sicilia Report.

2019-02-23

Lo stiletto
“Campanella” al parco
di Francesco Cusa

Leggo l’eretico Campanella. Le visioni di un frate pazzo calabrese nello stridore del parco, circondato da gente pigra che si lamenta. La tortura di Tommaso nel fulgore surreale dell’utopia e le espressioni amare di due signore a passeggio. Dalle segrete del Maschio Angioino urla il Campanella, sottoposto alla tortura del “polledro” e confessa, confessa macerato dal carcere, dalla fossa del miglio, ammette d'”aver trattato di far repubblica”. Nel frangente, intervallo la mia lettura con la contemplazione dei due deficienti della panchina di fronte, un ragazzo e una ragazza che si baciano maluccio, e che nelle pause tirano pietre ai piccioni. Eccotela la Repubblica, caro Tommasino mio, anche se non siamo di certo a quella ingenua perfezione da te concepita ne “La Città del Sole”. “Onde è tenuto a vergogna che uno si vegga sputare, dicendo che questo nasce da poco esercizio, da poltroneria o da mangiar ingordo”, descrive il frate di Stilo di Calabria nel suo trattatello, mentre un extracomunitario si scatarra poche iarde più avanti, come posseduto dal virus di “The Walking Dead”. Quanti sacrifici. Quante vite donate. Quante speranze. “Drin Drin” fa una bicicletta con una bella bambina vispa. Un cane lascia le sue offerte al prato e il suo padroncino fa lo gnorri. Ti ho visto idiota. La bambina e il signore col cappello col cane al guinzaglio muovono adesso in direzioni opposte. Decido di seguirli con lo sguardo, autoinfliggendomi una sorta di demenziale strabismo. Ci riesco per un bel po’. Si fanno piccoli piccoli e distanti. Sembrano adesso dei piccoli capolavori di miniaturizzazione, orpelli in una prospettiva paesaggistica d’un parco, nell’incendio d’una primavera anticipata. Mi gira un po’ la testa, ma mi sento eroico. Caro Campanella, è la mia maniera di solidarizzare con le tue torture. “I’ll do my best”.