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Francesco Cusa - Official Website - Recensione di "LA LA LAND" di Damien Chazelle

Recensione di "LA LA LAND" di Damien Chazelle

2017-02-06

UN FILM SUBDOLO, CHE ATTENTA ALLE SPALLE, PIENO DI INSIDIE E TRANELLI “ROSA”, CHE TI COSTRINGE A REGREDIRE, A SPROFONDARE NEI MEANDRI DELL’EMOTIVITÀ ADOLESCENZIALE, AD AMARE CIÒ CHE DETESTI E A DETESTARE CIÒ CHE AMI. CI SONO DEI MOMENTI IN CUI DICI “NO TI PREGO BASTA!”, E DEGLI ALTRI IN CUI VORRESTI URLARE “ANCORA, ANCORA, SÌ ANCORA”…

Nonostante io abbia detestato con ogni mia forza “Whiplash”… Nonostante gli insopportabili luoghi comuni sul jazz e sul suo perenne funerale… Nonostante l’eccesso melenso di trovate ad effetto… Nonostante le impacciate posture di Ryan Gosling…
Nonostante tutto questo e molto altro, ebbene, posso affermare che ho trovato adorabile La La Land di Dennis Chazelle, regista che, se non altro, ha il grande merito di riuscire ad emozionare lo scafato spettatore del 2017, quello dell’era del postprandiale. E lo fa ricostruendo l’anima del musical degli anni d’oro col respiro di una poetica che parla al cuore.

La La Land è un avvincente melò che trova in Emma Stone il fulcro, la vera perla incastonata, la cui brillantezza fa da scintilla al fuoco che divampa per tutto il visionario viaggio degli amanti. Viaggio romantico, certamente, ricco di geniali trovate, ma al contempo saturo di surreale delirio (per es., il fantasmagorico finale), fondamentale humus che funge da antidoto agli inevitabili cliché di genere. La La Land è la storia di una simbiosi che narra le vicende edeniche nel contesto della contemporaneità. Non ci sono personaggi secondari e tutto ruota intorno al microcosmo dei nuovi Eva ed Adamo / Mia e Sebastian.
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Il mondo è emanazione del loro sentire, loro entro la bolla amorosa sospesa fra lo spazio e il tempo, in una sorta di paradiso artificiale che non contempla che comparse. Tutto è contorno, sfondo, cornice nostalgica volta a contenere ciò che sembra destinato a perire: il jazz, il musical. Le goffe metafore di natura estetica vengono tuttavia a vaporizzarsi, travolte e spazzate dalla giostra irrefrenabile, dalle danze vorticose, dalla struggente ineffabilità del sogno, dagli svolazzi per cieli stellati. È un vento perenne, impetuoso quello del film di Chazelle, che produce un flusso inarrestabile di meraviglie, à la Méliès, è una “scopa del sistema” che finisce col nettare tutto, facendosi beffe delle nostre posturali obiezioni, dimenticate già nell’istante perché fagocitate e calamitate dal turbinar della trama, dalla caustica dialettica della contraddizione, dal fuoco degli ardori che divampa proprio laddove avevamo ritenute spente le ceneri, bagnati i tizzoni e smarrite le speranza di stupore.

E’ un film subdolo, che attenta alle spalle, pieno di insidie e tranelli “rosa”, che ti costringe a regredire, a sprofondare nei meandri dell’emotività adolescenziale, ad amare ciò che detesti e a detestare ciò che ami. Ci sono dei momenti in cui dici “no ti prego basta!”, e degli altri in cui vorresti urlare “ancora, ancora, sì ancora”…Tutto questo è contemplato, è parte della narrazione di narrazioni, del canto dell’infinito amoroso, della sinfonia delle sinfonie. “Tutto è parola”, direbbe Wittgenstein, e in questo senso Chazelle ci ha preso in pieno, anche se di jazz non ha mai capito un emerito tubo.

LA LA LAND
regia di Damien Chazelle
con Ryan Gosling, Emma Stone, J. K. Simmons, Finn Wittrock, Sandra Rosko
Commedia
(USA, 2016)
Voto Il Grandangolo No! 8