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Francesco Cusa - Official Website - Mia recensione di "Doctor Strange" di Scott Derrikson (8)

Mia recensione di "Doctor Strange" di Scott Derrikson (8)

2016-11-04

UN’OPERA CINEMATOGRAFICA FOCALIZZATA SULLA CONSUETA DINAMICA PSICOLOGICA DELL’EROE MARVELLIANO - INCENTRATA SUL TRAUMA FISICO CHE PRELUDE ALL’ASCESI E ALLA CONQUISTA DI POTERI SUPERIORI
Con Doctor Strange, diretto da Scott Derrikson, la Marvel tocca i vertici della sua copiosa produzione cinematografica.

In questo film, le avventure del mistico dottore, disegnate lustri or sono dalle magiche matite di Steve Ditko, sono incentrate sull’incontro con l’Antico e il suo discepolo Mordo, i quali inizieranno il neurochirurgo di fama, alla conoscenza delle realtà del Multiverso. Dopo il tragico incidente che gli causerà un incurabile problema alle mani, Strange vive il conflitto tra mente e corpo, scienza e magia, razionalità e sogno, a seguito della rivelazione imposta dall’Antico, una vera e propria “bastonata satori” che annichilisce il piano sensoriale e proietta il corpo eterico dello scettico chirurgo verso la coscienza di dimensioni e realtà parallele. I dogmi del dottor Stephen Strange diventano così il pretesto per concepire un’opera cinematografica focalizzata sulla consueta dinamica psicologica dell’eroe marvelliano – incentrata sul trauma fisico che prelude all’ascesi e alla conquista di poteri superiori -, ma tali pregiudizi sono anche tesi a mostrare le problematiche della dicotomia tra scienza e magia, ad evidenziare quanto un approccio meramente “scientista” possa oscurare le potenzialità illimitate della mente umana.
E così, tra defribillatori e Occhi di Agamotto, bisturi e testi vedici, il dottor Stephen Strange finirà con l’incarnare la summa della perfetta conoscenza, nell’ideale mix che determinerà la stessa costituzione del suo personaggio. Occorrerà far cenno anche alle meraviglie visive del film, vere e proprie rielaborazioni di tecniche utilizzate da Nolan in “Inception” e che in “Doctor Strange” vengono sfruttate esponenzialmente: ruotano le città, si squadernano i piani dimensionali, si distorce il concetto di materia in funzione di una descrittività psichedelica di chiara matrice escheriana.
Il senso dell’opera è racchiuso solo parzialmente nella classica redenzione dell’eroe; semmai è da intendersi in chiave simbolico-visionaria, nella prospettiva del viaggio iniziatico e dell’esplorazione del “fantastico”. Doctor Strange è il mistico che un tempo fu il cinico materialista, l’uomo di scienza aduso a “guardare il mondo dal buco di una serratura”, e il suo sbraitare durante l’atto di iniziazione, contro quelle che a lui paiono banali pratiche new age, rappresenta uno dei momenti più divertenti di tutta l’opera. Da vedere e rivedere.

DOCTOR STRANGE (USA 2016)
di Scott Derrikson
Con Benedict Cumberbatch, Chiwetel Ejiofor, Mads Mikkelsen, Rachel McAdams, Tilda Swinton
Voto “Il Grandangolo No!” : 8