SPECIAL PRICE STORE
Francesco Cusa - Official Website - Recensione di “Youth” di Paolo Sorrentino (7)

Recensione di “Youth” di Paolo Sorrentino (7)

2015-06-05

Sorrentino rimane un regista visionario, forse l’unico che abbiamo in Italia e il suo ultimo lavoro, “Youth”, con buona pace delle critiche più esasperate, rimane un buon film; non uno dei suoi migliori, ma neanche il risultato d’una melassa piena di retorica, come sembrano suggerire la maggior parte dei commenti dei critici nostrani.
La verità è che Sorrentino è un cantore del falso mito, della precarietà delle relazioni umane, uno di quei registi che riescono a definire una “metafisica del contingente”; e però in “Youth” egli rimane come prigioniero del suo stesso cinema, della struttura narrativa “à la Malick” che finisce col rendere autolesionistico il processo, vana l’operazione, paradossale l’impotenza
Cominciamo a pensare che il taglio “internazionale” (importanti cast, grosse produzioni), non giochi a favore del regista e che “Youth” risenta delle atmosfere stranianti che erano emerse anche in “This must be the place”. In buona sostanza, a noi pare che tutto il cinema di Sorrentino “giri meglio” con la maschera confidenziale di Servillo, vero e proprio istrione, officiante della liturgia solenne andreottiana, del transfert attore-regista come veicolo di illusione che scimmiotta il Vero. Un binomio di pregevole sintesi e di “cinema dell’ineluttabilità” che prende corpo proprio nel processo analitico del rimosso, nello scandaglio della “Storia che viene dal Futuro” e che si fa maschera e macchina attoriale. “Youth” tradisce (in parte) la poetica di Sorrentino, conferendo alla “parabola”, alla sentenza, all’immagine risolutiva un potere sovradimensionato, tributo all’insostenibile “cinema del presente”, alla “cronaca della memoria” declinata attraverso trame di vite che si intersecano in virtù della cornice boccaccesca, di questo Resort-Decameron, vero e proprio Limbo Svizzero, striscia di Moebius ove si celebra la neutralità del Divenire. Nel “mondo di fuori”, là, da qualche parte, scorre immutabile la vita, a Venezia, dove le fauci spalancate della moglie catatonica di Michael Cane paiono divorare il tempo, come le maschere del Kirtimuka vedico, prive di mandibola inferiore. Ma il tutto scorre con poca naturalezza, forzatamente, e dunque, ad es., le citazioni felliniane (la stazione termale in 8 1/2) paiono essere troppo ricercate, ad effetto.
Insomma, un buon film che paga eccessivamente l’ossessiva ricerca del leitmotiv, della pietra filosofale quintessenziale, anelito che finisce col rendere greve quanto di leggero rimane del campare e frivolo tutto il resto.

YOUTH – LA GIOVINEZZA (2015, Italia, Francia, Svizzera, Gran Bretagna)
di Paolo Sorrentino
con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda
Voto “Il Grandangolo No!” : 7
- See more at: http://www.lapisnet.it/il-magazine/youth-di-paolo-sorrentino/#sthash.e4wOH6hN.dpuf