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Francesco Cusa - Official Website - MIA Recensione di "Il giovane favoloso" di Mario Martone

MIA Recensione di "Il giovane favoloso" di Mario Martone

2014-10-20

Non è facile, immaginiamo, fare un film su Leopardi. Martone si cimenta in un’opera ciclopica, ovvero nella trasposizione cinematografica della vita del sommo poeta.
“Il giovane favoloso” ha il grande merito di restituirci un Leopardi ironico, tagliente, pur nella sua caustica e determinata concezione del meccanicismo naturale e del pessimismo che governa i destini di uomini, piante e bestie. In realtà ci troviamo di fronte ad un film abbastanza strano, ad una creazione ambigua e controversa.
Gli elementi surreali e visionari rampollano a sprazzi, per poi venire riassorbiti dalla cornice classica della narrazione, giacché Martone concepisce l’opera in maniera prettamente didascalica, seguendo un percorso rigorosamente biografico ed una focalizzazione deii tratti salienti della vita tormentata del poeta di Recanati. A tal proposito mi sovviene lo straordinario inizio (da un punto di vista squisitamente visivo, ché cominciare con la siepe e l’allucinata declamazione del poeta non depone affatto bene), con la camera che alterna le riprese in soggettiva (à la Von Trier di “Idiots”) del delirio leopardiano rivolto agli alberi, ai boschi, alla selva. O ancora, la scena dello sconcertante confronto con la personificazione gigantesca della Natura medesima, dalle edipiche fattezze della severa ed anaffettiva madre.
Sono splendidi squarci che denotano però una sorta di schizofrenia stilistica che non riscontriamo in altri film di Martone. Il quale peraltro gira magnificamente, soprattutto quando si tratta di far muovere la camera negli spazi aperti, con sublimi inquadrature dall’alto.
Il costante, pedissequo richiamo alle vicende della vita di Leopardi, che paiono costringere la stessa creatività del regista entro il canovaccio progettuale della sceneggiatura (scritta dallo stesso Martone), finisce così per determinare una sorta di straniamento nello spettatore, che rimane esitante fra le differenti pulsioni narrative. In ciò non aiuta di certo la scelta infelice delle musiche di Sascha Ring, invadenti per tutta la prima parte del film (la sequenza di accordi col synth a fare da bordone è decisamente insostenibile). Anche qui notiamo una certa incoerenza stilistica.
La straordinaria prova di Elio Germano inoltre, non trova sempre il contrappunto armonico con gli altri attori comprimari, fatta forse eccezione per le figure del padre, Il Conte Monaldo e dello zio, Carlo Antici (buone le prove di Massimo Popolizio e Paolo Graziosi, anche se un po’ troppo affettate).

Il film fa comunque breccia, ma non sapremmo dire se per ragioni relative al fascino intrinseco esercitato da Leopardi, o se per merito di Martone e del suo anelito descrittivo. Propendo più per la prima ipotesi: siamo di fronte a quella che Furio Jesi definirebbe “tecnicizzazione del mito”, o meglio “macchina mitologica”. In questo caso, della vita “mitologica” di Giacomo Leopardi, qui “messa in scena” nel paradosso didascalico che finisce col divenire deriva mitopoietica.

In definitiva, potremmo considerare “Il giovane favoloso” come una sorta di ragionieristico zibaldone, troppo aderente e prossimo alla morfologia della vita e delle opere di Leopardi. Manca, in buona sostanza, lo sguardo distante, il disincanto partecipe che fa di ogni trasposizione cinematografica un’opera prima.

“Il giovane favoloso”. Un film di Mario Martone.
Con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Valerio Binasco. Biografico, durata 137 min. – Italia 2014. – 01 Distribution uscita giovedì 16 ottobre 2014.
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