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Francesco Cusa - Official Website - Mio articolo per Cultura Commestibile n.76, per la rubrica: IL "CATTIVISSIMO".

Mio articolo per Cultura Commestibile n.76, per la rubrica: IL "CATTIVISSIMO".

2014-04-29

Ciò che sta accadendo in Italia, ed in Sicilia in particolare, non è molto differente da quanto accadde ai paesi di tutta l’area del Mediterraneo (e ovviamente non solo) dopo il declino dell’impero di Alessandro. La Sicilia - vero e proprio laboratorio permanente - è nella medesima fase di ciò che, attorno al III sec. dopo Cristo, portò alla nascita delle correnti ciniche e poi stoiche. Siamo affetti da una forma barbara di “cinismo”, qui nella sua accezione più bassa (cinico significa “canino”, pensiamo al randagismo simbolico che affligge la Sicilia), sostanzialmente consistente nello spregio di ogni valore, di conquista, di ricerca negli ambiti propri della cultura e del sapere. Più che l’astinenza, propria di certo stoicismo, l’indifferenza, la stasi. Questo è ciò che sta accadendo, grazie certamente al contributo sostanziale di vent’anni di berlusconismo, ovvero alla celebrazione del post-craxismo nella decadenza volgare e poco aulica dello scialo. Nella Sicilia-Magna Grecia si è già oltre: non vi sono più ideali, né valori condivisi: solo una immane crapula, un baccanale di tavole calde, di creatività solipsistiche, di folgorazioni dell’individuo. Questo scollamento è ben leggibile, oseremmo dire, didascalicamente, facendo una banale analisi dei fatti della politica (degenerazione somma) degli ultimi trent’anni (volendo rimanere al tempo della cronaca). Talete dice a un ricco: “Tu dà liberamente e io prenderò abbondantemente da te, non strisciando né degradandomi bassamente né brontolando”. Sostituiamo “ricco” a “Stato”, ed il parallelismo risulta pertinente. Pirrone arrivò a sostenere, in quell’epoca di sostanziale sfiducia dovuta al crollo del concetto centrale di Città-Stato ed alla tripartizione di un regno immenso (e a vari altri fattori che non stiamo qui ad elencare), che non vi era nessuna base razionale per preferire un genere di azioni a un altro, Antistene, che la filosofia raffinata era priva di valore. Fino ad Aristotele i filosofi greci in genere non predicavano che un distacco partecipato, le lamentele essendo tutt’altro che movente di impotenza e rinuncia dal mondo. Certamente in Sicilia pullulano individualità di questa risma, nel migliore dei casi, essendo i Diogene senza botte ma col tinello in eredità. Ovunque, in queste giornate di vento, buste e immondizia prendono il volo, quasi un controcanto agli uccelli. Penso siano i segnali funesti di questo distacco barbaro dalle cose, dalla Natura, da tutto ciò che in definitiva, non ci meritiamo più. (apr 2014)