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Francesco Cusa - Official Website - Mia recensione di “Grand Budapest Hotel" di Wes Anderson” (6)

Mia recensione di “Grand Budapest Hotel" di Wes Anderson” (6)

2014-04-22

http://www.lapisnet.it/il-magazine/grand-budapest-hotel-di-wes-anderson/

Ormai posso dire di non amare il cinema di Wes Anderson. Intendiamoci, parliamo di un regista eccellente, dotato di eleganza, inventiva e sintesi formale. Tuttavia il suo è un cinema che mi lascia spesso indifferente, troppo riflessivo ed estetizzante, d’un’ironia colta ma come filtrata maniacalmente. Nulla a che vedere col surrealismo e la freschezza umoristica d’un Kaurismaki, per intenderci. Il risultato è un decotto profumato ma poco corroborante. Tutto sembra perfettamente orchestrato, con una meticolosità da preziosismo, ma la verità è che questo suo cinema non emoziona. Ne è conferma ”Grand Budapest Hotel”, delizioso ma stucchevole calembour visivo, dove ogni inquadratura (insostenibili queste continue carrellate, questa iterazione del movimento della macchina dallo sfondo al dettaglio con relativa “zoomata”) è un costrutto artificioso e per nulla fluido, un manieristico decorare l’opera letteraria di Stefan Zweig, “Estasi di libertà”, che per nostra fortuna abbiamo avuto modo di leggere proprio quest’anno. Anderson edulcora la pillola rendendo caricaturali le ambivalenze dei personaggi del romanzo, operando il più classico dei detournement, e cioè creando una patina da fumetto, “confezionando” un film, esattamente come i pacchetti dei dolci serviti dalla premiata pasticceria nel film. Cast stellare su cui spicca un terribile ed efficace William Dafoe.

La storia è abbastanza noiosa, anche se con alcuni picchi (deliziosa la scena della lettura del testamento e quella dell’inseguimento in sci e slitta), per il resto una ridda estenuante di citazioni e omaggi al cinema, una scorpacciata tale di “deja vu” da risultare indigesta. In buona sostanza un “confettone” che ricorda vagamente il “Nana” di Emile Zola, per ambientazioni e atmosfere. Rimango tutto sommato affezionato al suo miglior film, che rimane “I Tenenbaum”. Esco fuori dal cinema un po’ scocciato, e avrei voglia di andare a vedere, per sfregio, un qualsiasi film di Sylvester Stallone.

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