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Francesco Cusa - Official Website - "Millennium - Uomini che odiano le donne", di David Fincher (8)

"Millennium - Uomini che odiano le donne", di David Fincher (8)

2012-02-14

"IL GRANDANGOLO NO!"
recensioni cinematografiche a cura di Francesco Cusa

"Millennium - Uomini che odiano le donne", di David Fincher (8)

Solo un grande regista come David Fincher poteva realizzare un film come questo, a così breve distanza e con le carni ancora fumanti del precedente realizzato da Oplev (2008). Se il film di Oplev aveva avuto l merito di consegnare al grande pubblico due straordinari attori come Noemi Rapace e Michel Nvqvist (questi anche nell'ultimo" Mission Impossible"), in questo remake di Fincher siamo di fronte alla focalizzazione pertinente del best seller di Larsson. Quando sui titoli iniziali ci si ritrova già inchiodati alla poltrona, nel caso specifico di fronte allo splendido rifacimento sonoro di "The immigrant Song" dei Led Zeppellin...bè, difficilmente poi si rimane delusi. Una regia magistrale, veloce, tagliente, che, a scudisciate, porta lo spettatore verso l'epilogo partecipato e secco. Il ritmo è la caratteristica costante di questo lavoro di Fincher, un meccanismo perfetto e sincronizzato che anima la storia con rapidi tagli e repentini cambi di scena. Siamo al sontuoso regista di "Seven", "Fight Club", che riprende in mano le redini del thriller dopo l'ultimo "The Social Network". La difficoltà nella realizzazione di questo film stava tutta nell'impianto narrativo: Fincher accetta la sfida, nonostante il film precedente fosse abbastanza fedele alla controparte stampata. Ne scaturisce un prodotto abbastanza simile rispetto ai suoi precedenti cartacei e filmici, ma con una ragnatela di dosaggi e contrappesi tale da rasentare la maniacale perfezione. Certamente il cast stellare gioca un ruolo fondamentale nella riuscita dell'opera. Purtuttavia ciò non basterebbe a sublimare un'eventuale storia stanca e melensa, sostanzialmente nota ai più dopo l'enorme successo di romanzo e films.
Per certi aspetti un'operazione che rimanda a quella di Haneke in "Funny Games", certamente senza toccare la lucida follia del maestro austriaco, co-autore dello stesso film a distanza di tempo.

Francesco Cusa