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Francesco Cusa - Official Website - Recensione di FCT trio "From Sun Ra to Donald Trump", a cura di Ettore Garzia per Percorsi Musicali.

Recensione di FCT trio "From Sun Ra to Donald Trump", a cura di Ettore Garzia per Percorsi Musicali. - il:2018-02-03

http://ettoregarzia.blogspot.it/2018/02/poche-note-sullimprovvisazione-italiana.html

Poche note sull'improvvisazione italiana: politica economica, accrescimenti e senso del cerimoniale
Quello che Percorsi Musicali ha saputo guadagnare nel tempo è il giusto peso da attribuire alla progettualità degli artisti, calcolando bene il senso della poliedricità da loro espresso. Molti musicisti conservano nel proprio io un "tratto", una finestra di pensiero e di espressione che vorrebbero probabilmente mostrare in tutte le occasioni. Questa particolarità (più o meno lontana dalle ordinarie vie) di cui si parla, mi ha condotto nella scelta di alcuni recenti cds di alcuni percussionisti, incrociando anche temi non secondari.

Parto da un sorprendente cd di Francesco Cusa per la Clean Feed, un trio che lo vede assieme al contrabbassista Gabriele Evangelista, al pianista emergente Simone Graziano, con la partecipazione del sassofonista Carlo Atti, musicista ammirato anche per aver dato un contributo alla potenza e pulizia del sax tramite una personale modificazione fatta al bocchino. Molti di voi conosceranno lo sfondo culturale di Cusa (in passato lo evidenziato anch'io su queste pagine) e perciò non ne parlerò; quanto alla musica di From Sun Ra to Donald Trump ci si chiede se dobbiamo aspettarci un'ulteriore afflato distopico, così come successo nelle ultime splendide collaborazioni con Lenoci o Martino. Per questa occasione non è fuori luogo una considerazione teorica, incentrata sull'andamento delle economie dalla classicità in poi: la titolazione dei brani richiama alla memoria quasi un compendio della storia economica degli ultimi tre secoli e già questa sarebbe sufficiente per scatenare un raffronto o una polemica. Volendo molto sintetizzare, l'idea di Cusa è quella di fare un resoconto delle direzioni delle attività di politica economica, cominciando a verificare i grandi simbolismi economici del "benessere" per tutti, quelli che tipicamente si sarebbero garantiti da Adamo Smith in poi; di quest'ultimo ancora oggi notiamo il valore della sua teoria di aggiustamento automatico della domanda ed offerta sui mercati, così come indispensabile si è preservata quella di Keynes, sulla necessità di intervento dello Stato per sviluppare l'economia di un paese, con la contropartita che i nostri governanti ne hanno fatto un uso così ampio da mandare in deficit i bilanci pubblici (situazione comune in tutto il mondo con l'Italia che sta tra quelli che reggono un primato). Cos'è che non ha funzionato, cos'è che ha permesso di vivere periodi di benessere diffuso ed altri, lunghissimi, periodi di malcontento e difficoltà diffusa? Cusa fa pensare all'illusione capitalistica e, in mente manda in circolo la riflessione che la vera politica e la vera musica hanno avuto sorti non troppo dissimili: anche nei periodi di benessere gli episodi di ristrettezza economica di taluni gruppi di musicisti (pensate al jazz, ai lofts degli artisti free nei settanta e a quanti musicisti americani siano caduti in rovina proprio in anzianità) o le fasi di scontentezza fiscale, non sono certo mancate, così come abbiamo dovuto raccogliere le briciole dell'economia non appena abbiamo cominciato a dimenticare/criticare Marx e Gramsci e a lasciare che i deficit lievitassero (da Craxi in poi). La globalizzazione ha accentuato le diseguaglianze e Cusa induce altrimenti ad una fase di società "espansa", in cui la standardizzazione, l'abbattimento delle identità e soprattutto le capacità di far funzionare le coscienze sono in mano alle direzionalità senza controllo dei social networks. Il picco di questa incresciosa situazione si è verificato all'elezione di Trump, le cui manovre hanno indotto una delle più intense crescite della borsa di New York mai viste in un secolo. E la robotizzazione è già parte della sudditanza di molti governi verso lo strapotere economico e sociale di quelle imprese che stanno dalla parte giusta di questo circolo vizioso.
La musica? From Sun Ra to Donald Trump è un bel disco di jazz, ottimamente suonato dai quattro musicisti e decisamente lontano dal fornirvi in maniera diretta un riferimento distopico (specie se lo ascoltassimo senza leggere i titoli). Cusa si sbilancia parecchio sulle tessiture post bop e free-jazz, mettendo da parte la carica jazz-rock: stati dinamici, descrittivi di un jazz che abbiamo conosciuto pesantemente e pause ad hoc abili a creare situazioni di godimento, confezionano qualcosa che può essere travasata nel ragionamento economico, solo accettando la sfida impalpabile di quel sentimento che (senza l'uso delle parole) rese geniale il carattere del jazz: è così che dal cilindro spuntano sentimenti difficilmente etichettabili della musica, ma collegabili tramite l'immaginazione: scetticismo, nostalgia, attesa.