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Francesco Cusa - Official Website - Recensione di "Wet Cats" pere Sound Contest a cura di Olindo Fortino

Recensione di "Wet Cats" pere Sound Contest a cura di Olindo Fortino - il:2017-10-12

http://www.soundcontest.com/recensioni/amirani-records-nuove-perturbazioni-dal-catalogo-2017-review-by-olindo-fortino/

GIANNI LENOCI & FRANCESCO CUSA We Cats
Amirani Records, 2017
Voto: 8/10

Ultimissimo titolo Amirani pubblicato in catalogo (siamo al numero 52), “We Cats” sancisce l’incontro al vertice tra Gianni Lenoci (piano, anche preparato, e flauto in legno) e Francesco Cusa (batteria). Il musicista pugliese e quello siciliano hanno in verità background piuttosto dissimili ma in questa registrazione effettuata in studio a Monopoli si concedono l’uno all’altro al meglio delle loro capacità, conseguendo in modo facile ed esemplare un risultato finale degno di applausi. Qui il loro dialogo prende forma in un unico brano improvvisato per cinquantuno minuti di musica avvincente e proteiforme. La coppia parte in sordina, in modo circospetto, attendendo una scintilla creativa che non tarda ad arrivare. Cusa stuzzica nervosamente i piatti mentre Lenoci agisce tra tastiera e cordiera. Dopo il sesto minuto i due sono già a bordo, nella cabina di comando di un aeroplano che lentamente decolla tra accordi pieni, acciaccature, sfregamenti, note percussive e sbattimenti ritmici. Raggiunta una certa quota il volo resta orizzontalmente sospeso nel vuoto, cullato da una lieve inerzia microtonale. D’improvviso, al quindicesimo minuto, si affronta una moderata perturbazione atmosferica generata dal frenetico sovrapporsi timbrico e ritmico dei rispettivi strumenti. Un paio di minuti dopo torna la quiete. L’atmosfera è tersa, neoclassicamente rarefatta. Arriva quindi un pindarico crescendo di piano accompagnato da un intenso rollio percussivo. Il velivolo prende velocità ma segue una rotta folle e irregolare, rischiando a tratti di precipitare. I due piloti se ne accorgono e riprendono il controllo sui tempi pressanti di moderne variazioni impro-jazz. Dopo il trentesimo minuto spengono inspiegabilmente i motori, facendo vibrare il suono con labili rintocchi. Il viaggio riprende su motivi prima ripetitivi e poi istericamente sconnessi. La tastiera di Lenoci arde note su note, la batteria di Cusa accelera la loro combustione. Al quarantacinquesimo la conversazione diventa concitata, il velivolo risale in quota un’ultima volta. Il viaggio però volge al termine, la meta è all’orizzonte. Si plana e atterra dolcemente, cullati dall’infantile e impercettibile soffio del flauto. File under: impro aerodinamica.