Articolo su Novelle Crudeli per la rivista IL DISPACCIO - il:2014-10-19
Articolo su Novelle Crudeli: http://ildispaccio.it/agora/40-cosenza/57503-castrovillari-cs-le-novelle-crudeli-di-francesco-cusa #NovelleCrudeli #FrancescoCusa #Libri #giezz #ErisEdizioni
Castrovillari (Cs), le novelle crudeli di Francesco Cusa
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Una sera d'ottobre a Castrovillari, intorno alle venti, al piano superiore dello studio fotografico "L'Immagine", l'atelier-covo di Annamaria Caputo e Carlo Maradei, ad ascoltare l'intrigante/spiazzante reading dalle "Novelle crudeli" del versatile artista Francesco Cusa.
Catanese, musicista e compositore jazz, scrittore ("di novelle ed aforismi", confessa lui, "perché nella forma-romanzo mi perderei") e critico cinematografico, insomma una sorta di compendio vivente di versatilità e irrequietezza, Francesco Cusa ha letto ad un pubblico guerrigliero alcune delle novelle allo humour nero pubblicate nel bel volumetto edito da aprile per i tipi delle Eris Edizioni. Titolo eloquente della raccolta: "Novelle crudeli"; inequivoco sottotitolo: "dall'orrore e dal grottesco quotidiani", cui fanno da generoso corredo le illustrazioni di Daniele La Placa, sospese tra umorismo macabro e trepido orrore.
Parabole senza paracadute, quelle del nostro autore, dai toni molto jazzy, sovente virate sulle tinte e sugli umori del grottesco. Novelle viscerali, dense di situazioni singolarmente estreme, graffianti e sorprendenti, ricche di arguzie e rimandi tra le righe (specie a visioni cinematografiche ma pure ad un certo teatro contemporaneo per spiriti forti, quello di Emma Dante ad esempio, altra siciliana senza paura) come segni sfrenatamente disseminati qua e là; racconti di fulminante concisione talora e più stratificati appena qualche pagina in là, attraversati da abbondanti rivoli di comicità, di aforismi bizzarrie di divagazioni borderline, in un pressoché ininterrotto flusso di parole e di suoni sapientemente amalgamato dalle improvvisazioni/accelerazioni/degenerazioni al contrabbasso dell'altro Carlo (Cimino, ottimo musicista e simpaticissimo conversatore) presente in sala.
Dietro una matassa che si dipana in cinquantacinque brevi incontri, tutti connotati da una notevole cura delle parole e una prosa originalissima, Francesco Cusa racconta così una certa visione del mondo, notturna e senza implicazioni né morali né moraleggianti, in una sorta di Antologia dello Spoon River alla rovescia, cioè sprovvista di qualsiasi pietas o comprensione o forma di tenerezza per chicchessia, in cui una sfilza di personaggi negativi (inventati o presi dalla vita reale, con frequenti riferimenti biografici all'autore stesso) viene fissata sulla carta e nella memoria alla stregua di uno sciame di insetti colti sul punto di conoscere il proprio inevitabile destino, la morte. Quella morte che si rivela sì provvidenziale – le vittime essendo in gran parte dei gran mascalzoni o delle cariatidi o dei lerci o degli avidi e gretti – ma non certo "divina". La galleria umana di queste novelle è in realtà un bestiario ripreso e riprodotto all'acme del suo peggio, sicché i suoi rappresentanti sono persino spassosi – difatti durante il reading, tra un ghigno e un pensiero ostile, si ride spesso e di gusto – ma pur sempre dei mostri tout court e costituiscono la norma esistenziale, non l'eccezione vilipesa e perseguitata di un'altra vita parallela ma degli autentici paradigmi di ripugnanza fisica, estetica e comportamentale. La speciale bravura di Cusa consiste nello scovare questi tipi insani cogliendone ogni curva sghemba e tutti i più oscuri angoli fino al culmine di una fatale linea spezzata, l'inevitabile dipartita da questo mondo.
L'incontro con Francesco Cusa, questo improvvisatore involontario nonché demoniaccio siculo di multiformi talenti, si è alfine rivelato ricco di sollecitazioni, vitale nella capacità di dar corpo a sensazioni/suggestioni sorprendenti e, come si conviene a esperienze intelligenti, tutt'altro che rassicuranti – anzi, di volta in volta sgradevoli, disgustose, ridicole, disorientanti, appiccicose, bislacche, priapiche, grottesche, etc. etc. – rivelando, quasi per ripicca verso un mondo superficiale e senza giuste prospettive, la vera natura del genere umano e dei rapporti che lo riguardano. Questione che attraverserà pure la raccolta di aforismi che Cusa sta per consegnare alle stampe e dei quali l'autore ha dato qualche sapido esempio nel corso del coinvolgente reading.
Castrovillari (Cs), le novelle crudeli di Francesco Cusa
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Una sera d'ottobre a Castrovillari, intorno alle venti, al piano superiore dello studio fotografico "L'Immagine", l'atelier-covo di Annamaria Caputo e Carlo Maradei, ad ascoltare l'intrigante/spiazzante reading dalle "Novelle crudeli" del versatile artista Francesco Cusa.
Catanese, musicista e compositore jazz, scrittore ("di novelle ed aforismi", confessa lui, "perché nella forma-romanzo mi perderei") e critico cinematografico, insomma una sorta di compendio vivente di versatilità e irrequietezza, Francesco Cusa ha letto ad un pubblico guerrigliero alcune delle novelle allo humour nero pubblicate nel bel volumetto edito da aprile per i tipi delle Eris Edizioni. Titolo eloquente della raccolta: "Novelle crudeli"; inequivoco sottotitolo: "dall'orrore e dal grottesco quotidiani", cui fanno da generoso corredo le illustrazioni di Daniele La Placa, sospese tra umorismo macabro e trepido orrore.
Parabole senza paracadute, quelle del nostro autore, dai toni molto jazzy, sovente virate sulle tinte e sugli umori del grottesco. Novelle viscerali, dense di situazioni singolarmente estreme, graffianti e sorprendenti, ricche di arguzie e rimandi tra le righe (specie a visioni cinematografiche ma pure ad un certo teatro contemporaneo per spiriti forti, quello di Emma Dante ad esempio, altra siciliana senza paura) come segni sfrenatamente disseminati qua e là; racconti di fulminante concisione talora e più stratificati appena qualche pagina in là, attraversati da abbondanti rivoli di comicità, di aforismi bizzarrie di divagazioni borderline, in un pressoché ininterrotto flusso di parole e di suoni sapientemente amalgamato dalle improvvisazioni/accelerazioni/degenerazioni al contrabbasso dell'altro Carlo (Cimino, ottimo musicista e simpaticissimo conversatore) presente in sala.
Dietro una matassa che si dipana in cinquantacinque brevi incontri, tutti connotati da una notevole cura delle parole e una prosa originalissima, Francesco Cusa racconta così una certa visione del mondo, notturna e senza implicazioni né morali né moraleggianti, in una sorta di Antologia dello Spoon River alla rovescia, cioè sprovvista di qualsiasi pietas o comprensione o forma di tenerezza per chicchessia, in cui una sfilza di personaggi negativi (inventati o presi dalla vita reale, con frequenti riferimenti biografici all'autore stesso) viene fissata sulla carta e nella memoria alla stregua di uno sciame di insetti colti sul punto di conoscere il proprio inevitabile destino, la morte. Quella morte che si rivela sì provvidenziale – le vittime essendo in gran parte dei gran mascalzoni o delle cariatidi o dei lerci o degli avidi e gretti – ma non certo "divina". La galleria umana di queste novelle è in realtà un bestiario ripreso e riprodotto all'acme del suo peggio, sicché i suoi rappresentanti sono persino spassosi – difatti durante il reading, tra un ghigno e un pensiero ostile, si ride spesso e di gusto – ma pur sempre dei mostri tout court e costituiscono la norma esistenziale, non l'eccezione vilipesa e perseguitata di un'altra vita parallela ma degli autentici paradigmi di ripugnanza fisica, estetica e comportamentale. La speciale bravura di Cusa consiste nello scovare questi tipi insani cogliendone ogni curva sghemba e tutti i più oscuri angoli fino al culmine di una fatale linea spezzata, l'inevitabile dipartita da questo mondo.
L'incontro con Francesco Cusa, questo improvvisatore involontario nonché demoniaccio siculo di multiformi talenti, si è alfine rivelato ricco di sollecitazioni, vitale nella capacità di dar corpo a sensazioni/suggestioni sorprendenti e, come si conviene a esperienze intelligenti, tutt'altro che rassicuranti – anzi, di volta in volta sgradevoli, disgustose, ridicole, disorientanti, appiccicose, bislacche, priapiche, grottesche, etc. etc. – rivelando, quasi per ripicca verso un mondo superficiale e senza giuste prospettive, la vera natura del genere umano e dei rapporti che lo riguardano. Questione che attraverserà pure la raccolta di aforismi che Cusa sta per consegnare alle stampe e dei quali l'autore ha dato qualche sapido esempio nel corso del coinvolgente reading.
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